Ma Nyein Nyein Naing è una donna di 27 anni, incinta al quarto mese di gravidanza che per ripagare un grosso debito che ha contratto vuole vendersi un rene, anche se sa i rischi che correrebbe il piccolo che ha in grembo.
Vive nella cittadina di West Hlaing Tharyar di Yangon ed è operaia in una fabbrica di confezioni dove guadagna appena 50 dollari che non le bastano per ripagare il debito, maturato dopo che suo marito se ne è andato quattro mesi fa, e per i costi del parto.

“Il mio salario è 50 dollari ma il debito che ho è di 700 dollari. Per partorire e crescere il piccolo ho bisogno di altri soldi e non voglio più avere debiti. Ecco perché voglio vendere un rene. Troverò un modo per farlo in sicurezza” racconta Nyein Nyein Naing che si è separata mentre era in cinta del suo primo piccolo in arrivo.
Non è una decisione semplice da prendere quella di vendersi un rene ma non crede di avere altre scelte che le possano portare tanto denaro in così poco tempo. Così per prima cosa ha aderito ad un gruppo di Facebook di persone con malattie renali per contattare qualcuno che avesse bisogno di un trapianto di rene.
Finora però non si è ancora fatto nessuno avanti, né un intermediario o qualcuno che avesse bisogno. La ragazza è stata già messa in guardia sul trapianto a causa della gravidanza.
“Se la donna incinta donasse o vendesse un rene, sarebbero davvero in pericolo lei ed il feto” racconta un medico a FM. “La maggioranza dei dottori non sono preparati a rimuovere un rene da una donna incinta per i rischi della salute, ma se trova un dottore poco professionale disposto a farlo le complicazioni sanitarie sarebbero gravi.”
Ko Win Aung, un giovane disoccupato di Mandalay, donò un rene nel 2021 attraverso un gruppo Facebook. Fu contattato da una persona che necessitava di un trapianto e voleva fare l’operazione in India.
“Dovetti fare molte analisi per determinare la compatibilità del mio rene con quello del ricettore. CI volle un mese. Poi chiesi il visto medico all’ambasciata indiana a Yangon e andai fino a Nova Delhi a settembre per fare il trapianto”.
“Ora mi sono ripreso. Dissi al comitato indiano di autorizzazione, che sono medici di un ospedale privato, che ero imparentato al ricevente e mi approvarono l’operazione” dice il giovane che ammette di aver etto una bugia.
Win Aung dice di aver donato il suo rene perché non aveva lavoro e doveva sostenere moglie e due figli. Ricevette circa 2500 dollari che “hanno risolto i miei problemi finanziari. Non mi pento”.
Aggirare la legge per vendersi un rene
Il primo trapianto in Birmania fu fatto all’ospedale generale di Yangoon a maggio 1997 e secondo i dati ufficiali si è fatto ufficialmente solo un pugno di trapianti all’anno negli ospedali pubblici del paese. Tra il 2014 e il 2019 sono stati fatti appena 55 trapianti.
La legge di donazione degli organi del 2015 proibisce la vendita di organi nel Myanmar, ma le dure condizioni economiche dopo il golpe del 2021 hanno causato un aumento di numero di offerte e richieste di pazienti di donazione di reni sui media sociali.
Inoltre il trapianto di organi nel Myanmar è stato sospeso dal 2000 a causa della pandemia che ha esacerbato la domanda di trapianti illegali o internazionali.
Un medico che ha aderito al Movimento di Disobbedienza Civile e agli scioperi di massa dice che c’erano lunghe liste di richieste di trapianto negli ospedali pubblici, ma il ministro della sanità del Governo del NLD ora deposto aveva bloccato tutto.
A novembre del 2022 i media di stato scrissero che il ministro della sanità della giunta Thet Khaing Win aveva tenuto un incontro con il direttore di un ospedale di Yangon, con specialisti e capi dipartimento che portò poi alla ripresa delle procedure di trapianto.
Non si sa se i trapianti si siano fatti negli ospedali privati m molti affermano che sono continuati anche dopo il cambio della legge.
“Credo che l’ospedale Pun Hlaing li faccia e che costino almeno 12mila dollari. C’è probabilmente una lista d’attesa per le operazioni” dice il medico del Movimento di Disobbedienza Civile, cosa confermata da altre fonti.
Secondo la legge di donazione degli organi è un reato donare organi con incentivi, persuasione, imbroglio o incitamento, come è reato vendere e comprarli, e la massima pena arriva a tre anni di carcere.
La legge dice che i donatori devono essere vivi o devono aver dato il consenso prima della rimozione dopo la morte, devono avere 18 anni e godere di buona salute mentale.
Poiché la legge del 2015 non si applica fuori del Myanmar, chi vuole vendere i propri organi o che non soddisfa ai requisiti di eleggibilità può andare in India, Thailandia o Singapore. La meta preferita è l’India perché lì ci sarebbero meno restrizioni ai trapianti.
In un ospedale privato indiano il costo del trapianto è di 11mila dollari, mentre in Thailandia costerebbe 60 mila dollari e ci sono regolamenti stringenti sul trapianto: chi dona deve essere parente di chi riceve ed è richiesto la prova del DNA.
“L’India ha strutture mediche ottime per il trapianto di rene. Ci sono molte agenzie turistiche che fanno i tour medici in India e la maggior parte dei trapianti del Myanmar sono fatti a Nuova Dehli” dice U Than Myint, che appartiene ad un gruppo sociale di carità della regione Magway, Arriyan, che mette in contatto donatori e malati.
Than Myint conferma che la maggior parte dei donatori riceve 2500 dollari per ricompensa di un rene e che il numero di chi è in attesa di donare è cresciuto molto dopo il golpe del 2021.
I donatori devono avere un controllo sulla loro salute e sui reni per poter donare i loro organi in India, dove però non c’è l’obbligo di un test di DNA a provare la parentela tra donatore e malato.
La legge indiana sui trapianti di organi stipula che un parente prossimo ha bisogno di un permesso da un medico del centro trapianti, e i donatori non parenti devono avere il permesso di un comitato governativo, cosa che però non scoraggia chi è coinvolto nel traffico dal Myanmar.
“C’è un trucco per avere l’approvazione dei medici in India al trapianto di rene, anche se donatore e paziente non sono parenti” dice Than Myint.
Un agente, che fa incontrare donatori e pazienti, ha detto a FM lo scorso mese che quando il comitato di autorizzazione indiano intervista i donatori chiede se è parente al paziente. Altri agenti non hanno voluto dire come si superassero gli altri ostacoli alla donazione, ma hanno detto solo che ci sono metodi di garanzia che la procedura andava avanti.
“Il donatore deve dire ai dottori che sono parenti con il paziente ma oltre questo non so dire come ottengono il permesso dal comitato” racconta Thein Win.
Liste familiari incerte, falsi alberi familiari
Alcuni donatori anonimi hanno detto a FM di essere riusciti a far inserire il loro nome nei certificati di famiglia del paziente o che avevano preparato falsi alberi familiari che mostravano la parentela.
“Credo che è il modo migliore per donare il rene a un paziente estraneo. Il comitato altrimenti non darà il permesso facilmente. E’ una situazione in cui devono cooperare donatore e paziente” dice un giovane residente di Yangon a FM, Ko Sai.
Il giovane dice di aver ricevuto quasi 3000 dollari dalla persona che ha ricevuto il suo rene nel trapianto fatto in India e che ha pagato anche tutti i costi di visto, alloggio e di viaggio.
“Ho donato un rene perché avevo bisogno di denaro. Dovevo assolutamente risolvere le difficoltà e non mi interessano i regolamenti”. …
Nang Myint Mo, una donna che vive a Kyimyindaing a Yangon, ha ricevuto un rene da una persona sconosciuta per un trapianto fatto in India nel 2021. Era stata messa in contatto con il donatore da un agente nel 2021 e dice che non le interessava dei regolamenti indiani sul trapianto ma solo di riuscire a trovare la persona giusta.
“Pagai quasi 3000 dollari al donatore ma non ho posto il suo nome sul certificato di famiglia. Non ho idea come abbia fatto il donatore ad avere l’approvazione del comitato di autorizzazione.”
La decisione difficile di vendersi un rene
Ma Seng Mai è una giovane birmana che lavora all’estero come giornalista ed ha ricevuto il trapianto in Thailandia nel 2021. Lei dice che i donatori che vogliano vendersi il rene non devono essere criticati perché lo fanno per pura disperazione economica.
“E’ una molto decisione difficile vendere un organo. Non li compiango e non dovrebbero farlo gli altri”
“Avrei preferito che il trapianto fosse stato fatto nel mio paese ma avevo paura della qualità dei medici. Non voglio dire che non li stimo ma è un’operazione molto importante per due persone, donatore e paziente” dice Myint Mo. “Ecco perché scelsi l’India”.
Win Aung dice che crede che non avrebbe mai guadagnato questa somma per cui ne è valsa la pena donare il rene, e dà anche una giustificazione morale a questa scelta.
“Da buddista credo che donare un organo sia un buon metodo per guadagnare meriti in questa vita come nella prossima. Non c’è alcuna ingiunzione nel buddismo sia a favore che contro la donazione di organi”.