Verdetto atteso e scontato che scioglie MFP in Thailandia

Il verdetto atteso e scontato della corte costituzionale thailandese ha disciolto il partito riformista del Move Forward Party che conquistò sia il maggior numero dei voti che dei seggi in parlamento e che, però, non gli fu garantita la possibilità di formare un governo.

Nel verdetto atteso e scontato si proibisce al suo capo carismatico Pita Limjaroenrat e ad altri dieci capi del partito di partecipare alla politica attiva per i prossimi dieci anni.

Pita Limjaroenrat Verdetto atteso e scontato contro MFP

Le ragioni reali di questa operazione fondamentalmente antidemocratica sono nella volontà di impedire qualunque discussione della monarchia thailandese per paura che possa significare la sua morte, che possa aprire cioè la strada alla fine della monarchia thailandese.

In precedenti articoli si descrivono i passi con cui si è arrivati allo scioglimento e la posizione del MFP sulla campagna elettorale delle elezioni 2023.

Questo verdetto serve ancora come un ricordo duro di dove si possano spingere istituzioni non elette per preservare il potere e lo status della monarchia.” scrive Jonathan Head su BBCWorld e ricorda anche che questo verdetto atteso e scontato non implica la fine del movimento della riforma della monarchia nella politica Thai.

Infatti i 142 parlamentari eletti si trasferiranno in un altro partito registrato e continuare il loro ruolo di principale opposizione parlamentare, come avevano ben previsto dato che la storia politica di questo paese è ben prevedibile.

E’ iniziato un nuovo viaggio. Continuiamo a camminare insieme” ha detto MFP in un messaggio nei propri media sociali.

Nel 2020 si assistette allo scioglimento di Future Forward Party che aveva conquistato un buon numero di seggi e che diede poi vita al Move Forward Party.

In quei giorni iniziò una forte protesta di massa che portò in strada una nuova generazione di giovani che aprì una serie nuova di richieste sia sulla posizione della Monarchia nella democrazia Thailandese che dei militari e del loro peso politico ed economico.

Quel movimento ha portato politicamente alla crescita enorme di MFP che ha raccolto le richieste e si è battuta per una legge di lesa maestà che fosse meno severa e più precisa.

Il potere militare e monarchico ha risposto a quel movimento con uno stillicidio di accuse di lesa maestà e di sedizione e tradimento contro i militanti e capi politici del movimento come per esempio la condanna di Arnon Nampa, dirigente di primo piano di quel movimento.

Che questo movimento di protesta possa ripetersi per lo scioglimento di MFP è da vedere a causa delle tante condanne e accuse inflitte e dei vari leader del movimento fuggiti all’estero.

Sono almeno 272 le persone accusate di aver diffamato i reali dal novembre 2020 con discorsi alle proteste democratiche o a proprio modo con cartelli, articoli e commenti sui media sociali. Di questi 23 sono in carcere in attesa di protesta dei quali 16 per lesa maestà.

“La corte costituzionale Thai, che dal 2006 ha sciolto 34 partiti, è da tempo il guardiano principale dello status quo conservatore al cui centro c’è fondamentalmente la monarchia, protetta dai militari politicamente presenti. Oltre quello c’è un potere poco trasparente che è tenuto da ufficiali di palazzo, giudici in pensione, grandi impresari e militari e polizia”.

Si apre in Thailandia un altro periodo di incertezza politica che è destinata a radicarsi con le altre due sentenze attese dalla corte costituzionale. Se il verdetto della corte è scontato e atteso, non è chiaro ciò che potrà succedere a breve, e si apre un periodo nuovo per nulla scontato.

Si registrano le dichiarazione Deprose Muchena a nome di Amnesty International

“Il verdetto della Corte Costituzionale in favore dello scioglimento del MFP è una decisione insostenibile che rivela il completo disprezzo delle autorità thailandesi per gli obblighi dei diritti umani. Sciogliere il partito perché sostiene delle riforme legali costituisce una grave violazione delle libertà di espressione e associazione contro i parlamentari che facevano solo il loro dovere di proporre delle leggi.”

Inoltre l’accanimento delle autorità contro l’opposizione politica è una forte contraddizione, dal momento che la “Thailandia si è impegnata pubblicamente ad assumere una leadership globale in materia di diritti umani, candidandosi per un posto nel Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Le autorità thailandesi devono urgentemente revocare lo scioglimento e smettere di armare le leggi per intimidire e vessare critici, difensori dei diritti umani e politici dell’opposizione”.

Per l’Unione Europea questo verdetto atteso e scontato è un passo indietro del pluralismo politico in Thailandia per un partito che ha preso 14 milioni di voti su 39 milioni.

“Nessun sistema democratico può funzionare senza la pluralità di partiti e candidati. Ogni limitazione all’esercizio delle libertà, in particolare alle attività e alla formazione dei partiti politici deve essere consistente con gli articoli rilevanti e i principi degli strumenti internazionali come la convenzione dei diritti civili e politici” scrive la UE.

L’ambasciata USA a Bangkok dice che il verdetto mette in pericolo il progresso democratico del paese e va contro le aspirazioni del popolo thai.

“Gli USA non sostengono alcun partito politico, ma da alleato stretto e amico che ha legami profondi e duraturi con il paese, invitiamo la Thailandia per assicurare una partecipazione politica inclusiva e proteggere la democrazia e le libertà di espressione e associazione… Questa decisione priva oltre 14 milioni di persone che hanno votato MFP alle elezioni di maggio 2023 del loro diritto di voto e fa sorgere domande sulla loro rappresentanza nel sistema politico thai”.

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