Il giornale online Phuketwan denuncia l’esistenza scioccante di un video di uno stupro di una donna Rohingya di due persone thailandesi in uno dei campi segreti della giungla del meridione thailandese, gestiti dai mercanti di schiavi.
Phuketwan è in prima linea da anni per la lotta al traffico umano e allo schiavismo moderno in Thailandia e due suoi giornalisti sono stati tempo fa denunciati dalla marina reale thailandese per diffamazione in relazione al presunto coinvolgimento di personale della marina in questo traffico umano e di schiavi.
“Se autentico, il video fornisce un riferimento visuale obbligato a sostegno delle denunce dei sopravvissuti dei campi segreti secondo cui stupri, omicidi e violenze sono all’ordine nel giorno, mentre il traffico orribile di persone continua senza sosta” dicono Morrison e Sidasathian del Phuketwan. “La donna e i volti dei due stupratori sono chiaramente identificabili… Nel momento più orrendo del video uno degli stupratori mentre commette lo stupro si gira verso la macchina fotografica sorridendo mentre la vittima si prore la faccia con le braccia”.
Il livello di impunità e di spregiudicatezza di questa gente è tale che queste violenze, stupri ed omicidi sono sfruttati al fine di ricattare la gente e ricevere il pagamento dai parenti delle vittime.
In un precedente articolo di Terresottovento si ricorderà che la BBC ha evidenziato come questo commercio di schiavi ormai interessa tutta l’area e si alimenta di inganni e di rapimenti, oltre che dalla situazione dei Rohingya, ospitati nei campi dei rifugiati in Birmania e che cercano di sfuggire alla pulizia etnica nello stato Arakan e ricostruirsi una vita in paesi come la Malesia.
Il Phuketwan, citando Arakan Project, fa notare che con la stagione buona riprendono i viaggi in mare prevedendo una nuova esplosione. Novembre dello scorso anno sarebbero partiti 9000 rifugiati dalle coste dell’Arakan e cifre simili si attendono per quest’anno.
La posizione strategica della Thailandia sulla rotta del traffico, le prove documentarie ricavate dai vari media danno un grande schiaffo agli sforzi di una giunta militare di rinnovare l’immagine turistica di paese paradisiaco.
Finora gli sforzi fatti per combattere questi traffici sono scarsi e quei pochi, per altro, sono affidati a gente di buona volontà e alla popolazione locale che prova dolore a vedere la sofferenza di tanti profughi.
E’ tempo che la Thailandia cambi marcia e direzione colpendo non solo il traffico umano, ma anche chi lo ha reso possibile all’interno delle stesse forze della sicurezza.
Come si fa a gestir un campo di concentramento nella giungla in una delle regioni più militarizzate del paese?