Vang Thi My ha trenta anni e ricorda chiaramente il suo rapimento da parte di quattro uomini, tre anni fa, mentre stava raccogliendo della legna vicino casa sua nel villaggio di Ma Le. Fu l’inizio di un calvario durato quasi un anno e mezzo.
“Gli uomini mi nascosero in una foresta e la mattina dopo fui trasportata su una auto per due giorni finché non raggiungemmo un grande mercato cinese, e dopo fui affidata ad un’altra persona. Non avevo idea in quale parte della Cina mi trovassi.” dice My nella propria lingua Mong parlando ad un interprete. Dopo fu venduta ad un uomo cinese della provincia dello Yunnan come moglie.
Alla fine, con l’aiuto di un parente che viveva in Cina, riuscì a scappare e camminando per tre giorni per colline e montagne accidentate, fece ritorno a casa. La storia di My illustra un problema che da anni è una piaga nel distretto di Dong Van, quello del rapimento e traffico di donne vendute e bambini che finiscono in Cina come mogli, schiavi e prostitute.
Il distretto si trova a 500 chilometri da Hanoi attraversato da contorte strade di montagna con una popolazione composta da 65 mila abitanti di vari gruppi etnici Mong, Tay e Nung. La maggioranza delle donne non parlano un buon vietnamita, non hanno istruzione e vivono in villaggi che possono essere raggiunti solo dopo un percorso a piedi di mezzora.
Secondo la vice presidente dell’Unione delle Donne del distretto, Vang Thi Cau, almeno 34 donne sono state vendute in Cina tra il 2009 e il 2011 delle quali 19 sono riuscite a ritornare ricevendo assistenza dalle autorità locali e dalle agenzie internazionali per l’integrazione nelle loro comunità.
Secondo un rapporto del British Child exploitation and Online Protection Center in associazione con l’Ambasciata Britannica ad Hanoi sul traffico umano di donne e bambini in Vietnam nel 2011,circa seimila donne e bambini tra il 2005 e 2009 furono identificate come persone vendute, secondo alcune statistiche ufficiali.
Circa 3200 sono state vendute in Cina, prevalentemente provenienti dalle province settentrionali e centrali, mentre, sempre nello stesso periodo, circa 40 mila donne e bambini risultano scomparse ed introvabili, secondo il rapporto, il 60% scappa da chi li ha catturati, compresi il 25 % che vengono ritrovati dalla polizia.
Il problema secondo la vicepresidente Cau comincia ad essere meno prevalente con il continuo miglioramento delle strade, anche se comunque le donne sono abbastanza vulnerabili a trafficanti e persino a conoscenti che comprano la loro fiducia con la promessa di migliori lavori e di una vita migliore in Cina. L’Unione delle Donne ha organizzato degli incontri per insegnare alle donne come evitare questo traffico compreso anche il fato di muoversi in gruppo quando si lavora in campi distanti o nelle foreste. Molto utilizzato è stato il teatro portato nei mercati delle province montane che di solito è il luogo dove i villaggi si radunano, con il coinvolgimento di migliaia di donne.
“Dobbiamo superare il problema maggiore della lingua nel nostro lavoro per far crescere la coscienza delle donne sul traffico umano dicendo loro di non credere faiclmente di poter guadagnare molto di più da qualche altra parte.” dice la Cau.
Un’altra rappresentante del Unione delle Donne del distretto ha aggiunto che alcune donne non riescono a sfuggire alla tentazione di scappare dalla povertà e anche dalla violenza domestica. Chiunque poi è riuscita a tornare hanno collaborato dicendo alle altre donne che la vita potrebbe anche essere più difficile dall’altro lato della frontiera. Moltissime poi sono state ben accolte al rientro nonostante sapessero del loro passato.
Un’altra donna Mong, Giang Thi Pa di 38 anni del villaggio di Thai Phin Tung, fu rapita nel 2009 mentre si recava a vendere al mercato di Dong Van la propria verdura. “Fui venduta a raccogliere mais nei campi e a fare altri lavori duri. Era molto più duro di qui.” ha detto attraverso un interprete.
L’Unione delle Donne, unitamente alla ONG OXFAM, hanno anche sostenuto le donne che tornavano ai villaggi comprando loro qualche animale, insegnando loro tecniche di allevamento e dando altra assistenza per poter ricominciare la loro vita.
Cau della Unione delle Donne riconosce che c’è ancora molto lavoro da fare per assistere le donne nello stabilizzare le loro entrate nonostante i grandi aiuti ricevuti dai programmi di riduzione della povertà messi in atto dal governo. “L tentazione di cercare lavoro fuori dei loro villaggi è ancora lì. E’ importante che possano sentire di poter migliorare lì nei propri villaggi.”
Migliaia di donne vietnamite schiavizzate ogni anno.
Thu Huong Le , Viet Nam News