Trovarsi in uno dei paesaggi, lussureggianti ed antichi della terra senza sbocchi al mare, il Laos, significa trovarsi in una delle più intatte e grandi estensioni di foreste tropicali rimaste nella regione del Mekong del sudest asiatico.
Le foreste laotiane sono l’ambiente di grandi mammiferi importanti, come la tigre e l’elefante asiatico, oltre che a tante specie endemiche ed in pericolo di estinzione.
In esse vi alberga una biodiversità ricchissima e dove milioni di contadini e abitanti di tribù indigeni, che da esso dipendono, trovano il loro sostentamento per poter permettersi di comprare carburante, vettovaglie e medicine.
Ma queste foreste sono severamente minacciate da un eccessivo sfruttamento dovuto ad una deforestazione sempre più grande dal momento che il taglio illegale degli alberi alimenta le industrie voraci del legno delle nazioni vicine, Vietnam, Thailandia e Cina, in un momento in cui c’è una pressione sempre più crescente di sviluppo infrastrutturale basato sulle dighe per la produzione di elettricità, di ricerca mineraria e di piantagioni varie.
L’Indonesia, che in precedenza ha caoticamente fatto razzie delle proprie foreste, si sta muovendo nella direzione di un migliore governo nella forma di un Voluntary Partnership Agreement (VPA) con l’Unione Europea che è stato sottoscritto agli inizi dell’anno, mentre gli altri vicini hanno adottato controlli efficaci del diboscamento all’interno delle loro frontiere.
A causa della richiesta crescente di legno, sono le foreste laotiane a fare fronte a tale richiesta insostenibile, ed il bando laotiano sull’esportazione di legno grezzo è aggirato continuamente e in modo massiccio, formando un vero fiume di legname che passa le frontiere porose ad alimentare le industrie e finire come prodotti finiti nei grandi mercati importanti americani o europei.
L’Agenzia di Indagini Ambientali (EIA), in un suo rapporto del 2008, ha già fatto scoccare l’allarme sulle minacce alle foreste laotiane e di altri nella regione poste in essere dall’industria vietnamita del legno.
Le nostre indagini condotte per il 2010 e 2011 si sono focalizzate più nettamente sull’estensione e la natura del diboscamento illegale nel Laos, mettendo in luce, con continuità, un percorso di corruzione e di inadeguata protezione che ci ha portato alla inconfondibile conclusione secondo cui uno dei principali attori nell’esportazione illegale di legno grezzo sono le forze armate vietnamite.
Le accuse e le prove sono presentate nel nuovo rapporto, Crossroads, redatto dall’EIA “Il commercio illecito di legname tra Laos e Vietnam”.
Attraverso gli investimenti nella ricerca del legname, nelle piantagioni e nei progetti idroelettrici, le ditte vietnamite si sono appropriate di larghi appezzamenti di foresta laotiana, ma i veri vincitori nel Laos sono i rappresentanti governativi corrotti e gli uomini di affari a loro legati. Nel frattempo il Vietnam, che esporta annualmente prodotti del legno del valore di vari miliardi di dollari, sta facendo uscire ogni anno, di contrabbando, centinaia di migliaia di metri cubi di legname dal Laos ad alimentare l’esplosione economica delle sue industrie.
I primi investigatori clandestini si sono trovati davanti, durante una visita al porto di Qui Nhon nel Vietnam Centrale nell’ottobre del 2010, la Compagnia Vietnamita di Cooperazione Economica (COECCO) e hanno documentato immensi accumuli di legname che portavano scritte verdi e i cartellini gialli, in vietnamita, su cui vi era scritto Compagnia di cooperazione economica, Ministro della difesa (COECCO). Un lavoratore del porto ci disse che il 95 % del legname era di provenienza laotiana ed era di proprietà dei militari vietnamiti della Zona Militare 4.
Altri accumuli di legname, marchiati allo stesso modo, sono stati visti in una immensa area di stoccaggio tra due posti di controllo formali al posto di frontiera Bo Y e abbiamo potuto confermare alla fine che la maggior parte del deposito proveniva dalle operazioni di diboscamento legate alla costruzione della vicina diga idroelettrica di Xe Kaman.
Per scoprire altri dettagli sulle operazioni della compagnia, i nostri investigatori sono andati nella città di Vihn nel maggio del 2011 e hanno appreso che COECCo era nel commercio di legname e nel diboscamento da più di venti anni, che aveva la sua fonte di legname nei luoghi di ripulitura della diga e che era una delle poche compagnie a cui era permesso di portare avanti il diboscamento in queste aree.
Una compagnia laotiana sta anche facendo la sua fortuna con il commercio del legname verso il Vietnam ed il suo capo che ha buoni legami col governo laotiano preferisce spedire il legname attraverso la frontiera mentre la sua azienda lotta per avere materiale da lavorare.
E’ triste vedere che nella sostanza nulla è cambiato dalla prima denuncia dell’EIA sul commercio illegale di legname tra Laos e Vietnam nel 2008, ma crediamo che la situazione ci permette di sperare.
Due governi, vietnamita e laotiano, hanno bisogno urgente di lavorare assieme per arginare il flusso di legname e dare un taglio all’eccessivo sfruttamento delle foreste laotiane prima che sia troppo tardi. La prima cosa da fare per il governo vietnamita è di rispettare le politiche dei vicini e bloccare le importazioni di legname, mentre il governo laotiano dovrebbe mettere in pratica il proprio bando delle esportazioni. E naturalmente le forze armate vietnamite dovrebbero essere escluse del tutto da tutte le operazioni di diboscamento nel Laos.
Il nuovo Regolamento Europeo sul Legno entra in azione all’interno del Mercato Europeo nel 2013 proibendo in effetti l’importazione di legname illecito, e sia ilVietnam che il Laos hanno parecchio da perdere ed hanno bisogno urgente di lavorare insieme all’Europa per assicurarsi un accordo di VPA tutto per loro.
E non è proprio il caso di lasciare le misure correttive al grande governo: consumatori e industrie possono giocare un ruolo significativo insistendo nel richiedere prove che i prodotti del legno provenienti dal Vietnam non derivino, in realtà, dal legname importato dal Laos.