Violenza nella scuola thai fa una vittima di 7 anni

La morte di un bambino di 7 anni in una scuola in Thailandia a fine luglio dopo essere stato costretto dal suo maestro della scuola privata a fare cinque giri del perimetro della scuola, riapre il dibattito sulla violenza nella scuola Thai.

La colpa del bambino, Wuttipat Krueasom, è di non avere del tutto a posto la sua uniforme scolastica quando si è presentato alla scuola di Prachin Buri.

violenza nella scuola thai

Il bambino di sette anni soffriva di asma ed è caduto a terra durante la corsa ed è stato portato all’ospedale locale alla famiglia, che nel frattempo era stata avvertita dalla scuola.

E’ noto da troppo tempo che la scuola Thailandese soffra di un problema cronico di autoritarismo e di uso delle pene corporali, come hanno denunciato più volte le manifestazioni di massa. Persino le violenze sessuali restano impunite e mai sanzionate dai vertici della scuola e del governo.

Il governo questa volta ha lanciato il suo avvertimento su possibili indagini sulle pene corporali troppo severe, ma non cita affatto che l’uso di pene corporali non sia uno strumento educativo quanto uno strumento di repressione.

Il quotidiano BangkokPost produce un suo editoriale in cui condanna la violenza della scuola e l’uso delle pene corporali.

Non si può tollerare la violenza nella scuola thai

Il noto sistema scolastico autoritario della Thailandia e il suo affidarsi alle pene corporali di recente hanno reclamato la vita di un bambino, un tragico ricordo del bisogno urgente di abolire del tutto questa pratica.

Il 19 luglio un maestro ha ordinato ad un bambino di sette anni con problemi polmonari di fare quattro giri attorno ad un campo sportivo della scuola. Era stato punito per non avere la sua uniforme con tutte le spille opportune. Il bambino è caduto al suolo durante la corsa e poi è morto in ospedale.

L’ossessione delle uniforme fa parte di un autoritarismo profondamente radicato nelle scuole thailandesi che serve a instillare la sottomissione totale all’autorità. Nonostante che il ministro dell’istruzione abbia vietato la pena corporale e le strategie per far vergognare gli studenti, essi restano soggetti all’umiliazione pubblica come la rasatura forzata del capo per non essersi adeguati al rigido stile di portare i capelli.

Un giovani bambino è morto inutilmente per mano di un insegnante maniaco del potere, ma il direttore della scuola ha negato ogni responsabilità ed ha affermato che la morte nasceva dai problemi di salute del ragazzo.

Finora le autorità dell’istruzione rimangono in silenzio per un docente che ha violato la proibizione del ministro dell’uso delle pene corporali.

E’ questa cultura dell’impunità che perpetua l’abuso di potere. Il ministero non può farla franca dall’essere colpevole per il suo non agire e la sua negligenza.

La morte del ragazzo è solo l’ultima di una serie infinita di atti di violenza nella scuola thai da parte degli insegnanti. Tra le notizie scioccanti dell’ultimo anno: l’aver spinto sacchetti di plastica sulla testa di bambini dell’asilo per farli smettere di piangere, l’aver colpito un bambino di due anni sulla testa con un piatto d’acciaio per il pranzo, l’aver rotto una costola a uno studente e l’aver colpito 70 volte gli studenti con un bastone per i compiti non completati.

punizioni corporali e violenza nella scuola thai

Questi insegnanti violenti hanno spesso un passato di violenza, eppure continuano ad avere il permesso di insegnare.

Ogni volta che questi atti orrendi fanno notizia, le autorità educative condannano a turno la violenza nelle scuole, citando le norme e i regolamenti del ministero.

Ma le azioni che seguono sono poche. Gli insegnanti violenti vengono trasferiti in altre scuole e raramente vengono licenziati. Questo vale anche per i casi di stupro.

Questa violenza è radicata nella credenza tradizionale del “risparmia la verga, vizia il bambino”, che sostiene le punizioni severe per i giovani. L’obiettivo non è instillare la disciplina – un’abitudine che favorisce la crescita personale – ma garantire l’obbedienza totale.

Dal 2005, il ministero ha vietato le punizioni corporali, consentendo solo misure non violente, come avvertimenti verbali e consigli, per incoraggiare un comportamento positivo negli studenti.

È semplicemente inefficace. Più del 60% degli studenti ha dichiarato di aver subito punizioni fisiche nelle scuole di Bangkok, secondo un’indagine condotta dal Thailand Development Institute nel 2020. Le cifre salgono al 70% nelle province.

La convinzione comune è che l’obbedienza e la disciplina migliorino il rendimento scolastico degli studenti. I risultati, tuttavia, sono sconfortanti.

Il Pisa, un test internazionale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), misura le capacità dei quindicenni in lettura, matematica e scienze in 81 Paesi. Gli studenti thailandesi hanno sempre ottenuto punteggi bassi, che riflettono la debolezza del sistema educativo del Paese, che privilegia l’obbedienza rispetto alla qualità.

I risultati del 2022 però sono stati i peggiori di 20 anni. In matematica solo il 32% degli studenti thai ha conseguito la sufficienza di base contro la media OCSE del 69%. Nella lettura solo il 35% ha raggiunto la sufficienza contro una media del 74%. Nelle Scienze solo il 47% ha raggiunto la sufficienza di base ben lontano dal 76% della media.

Le competenze degli studenti Thai sono di molto inferiore a quello dei loro amici nel mondo e nei paesi vicini come Singapore, Vietnam, Malesia e Brunei, un segno preoccupante per l‘economia del paese.

Il sistema scolastico si trova in una crisi e per salvarlo dobbiamo salvare gli studenti dall’autoritarismo sistematico e dall’oppressione che uccide l’entusiasmo e la creatività.

E’ vero che si devono togliere ai docenti le incombenze non di insegnamento eccessive per migliorare la loro qualità. Tuttavia, il reclutamento e la valutazione delle prestazioni devono essere sotto il controllo delle comunità locali, non della burocrazia centrale.

Abbiamo anche bisogno di un rinnovamento dei programmi di studio, per sostituire l’apprendimento routinario con uno che promuova le competenze e la creatività. A meno di un decentramento, questi cambiamenti non sono possibili.

Il fattore più cruciale è garantire che gli insegnanti rispettino i diritti dei bambini e alimentino la loro naturale curiosità per migliorare le competenze. Le punizioni corporali, o qualsiasi altra forma di punizione, non devono essere consentite. Il sostegno deve essere al primo posto. Le scuole devono collaborare strettamente con le famiglie per affrontare le sfide degli studenti e guidarli verso comportamenti positivi senza ricorrere alla violenza.

La fine delle punizioni corporali è essenziale per prevenire le tragedie e aiutare i bambini a realizzare il loro pieno potenziale. Permettere che l’autoritarismo scolastico continui è un percorso suicida per il futuro del Paese.

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