E’ apparso un video su internet, in cui viene mostrata l’esecuzione di un militante indipendente della regione indonesiana di Papua, in una radura della giungla, nell’Indonesia Orientale. Le truppe gli aprono l’addome con una baionetta.
Il militante, Yawen Wayeni, grida con le poche forze rimastegli “Libertà! Libertà per Papua”.
Alcuni ufficiali armati si avvicinano a Yawen Wayeni rimanendo nell’ombra. “Forza, parla” minaccia uno. “Che vuoi? Non avrete mai la libertà, almeno fino a quando qui ci saranno i soldati”.
Questo video risale ad un anno fa, e ci dà una breve immagine delle attività militari indonesiane nella regione di Papua dove almeno 100 mila persone sono state uccise finora dall’indipendenza dell’Indonesia.
La morte del militante, accusato di aver fatto atti vandalici contro i veicoli militari, era stato colpito, secondo la versione della polizia, da alcune proiettili dopo aver resistito agli arresti, morendo nel percorso verso l’ospedale.
La regione al momento non è facilmente accessibile ai giornalisti esteri, alle organizzazioni non governative e alle organizzazioni dei diritti umani, e rappresenta un problema grosso per il governo indonesiano che con queste restrizioni impedisce la verifica delle denunce di abusi dei diritti umani nella regione dove esiste un basso livello di insorgenza. La regione di Papua era stata incorporata nell’Indonesia nell’epoca coloniale dagli olandesi e ha sempre resistito anche nel dopo indipendenza a divenire ua regione indonesiana. Nel 2001 il governo indonesiano di Suharto concede una forma di autonomia che non è mai stata accettata dalla popolazione dell’isola. Nonostante dal 1998 l’Indonesia sia giunta ad una forma democratica di governo con una migliorata situazione dei diritti umani e di vita democratica, il problema nella regione persiste e le denunce di torture, di repressione dell’espressione democratica nell’isola a carico delle forze armate indonesiane sono sempre all’ordine del giorno. Questo omicidio ribadisce ancora una volta il problema e mostra come sia stato fatto poco per affrontare i problemi chiave della provincia.Secondo il gruppo internazionale International Crisis Group pochi nel governo “comprendono che il solo modo di contenere un movimento di indipendenza è di affrontare seriamente le questioni politiche.”
“I due sentimenti che definiscono l’impasse politico a Papua sono frustrazione per gli abitanti di Papua per i quali l’autonomia speciale garantita ha significato poco; ed esasperazione da parte di molti governanti indonesiani che vedono i Papuani insoddisfatti nonostante quello che è stato dato loro.
Si potrebbe ridurre la distanza tra le due parti col dialogo, ma ogni prospettiva di un dialogo serio è ostacolato a Jakarta che non vuole affrontare il problema come essenzialmente politico piuttosto che economico.
Per fare un passo in avanti, il presidente Susilo Bmbang Yudhoyono deve di persona affrontare la questione e riconoscere che l’autonomia vuol dire qualcosa in più che allocare più risorse nel bilancio o accelerare lo sviluppo economico.
Significa esplorare direttamente con i leader Papuani credibili come espandere l’autonomia politica, come rafforzare in tutti i settori politiche di azione positive, e affrontare le paure che i Papuani hanno rispetto al fenomeno dell’immigrazione (di giavanesi nell’isola di Papua, NdT).
Senza affrontare queste tre questioni chiave in colloqui faccia a faccia ai massimi livelli, è molto probabile che l’impasse non sarà superata con una probabile ulteriore radicalizzazione dello scontro”
Di recente l’amministrazione Obama ha deciso di riprendere la cooperazione con le forze armate indonesiane (Kompassus) dopo aver valutato positivamente lo spostamento di alcuni ufficiali del Kompassus accusati di genocidio e di altre pesanti violazioni dei diritti umani.
Human Rights Watch ha scritto all’amministrazione Obama specificando tra l’altro:
“che l’amministrazione Obama insisti che siano usati standard più stringenti e sistemici prima di riprendere l’addestramento delle forze di sicurezza. Questo include:
- Favorire l’approvazione della legislazione nel parlamento indonesiano che trasferisce l’azione giudiziaria per le violazioni commesse da membri delle forze militari contro i civili ai tribunali civili;
- l’esclusione permanente dalle forze militari del personale coinvolto in serie violazioni dei diritti umani;
- l’adozione di misure trasparenti per assicurare indagini credibili, imparziali e veloci in tutte le future denunce di violazione dei diritti;
- l’istituzione di un tribunale specifico per investigare la scomparsa forzata degli attivisti studenteschi nel 1997-98, come raccomandato nel settembre 2009 dalla Camera dei Rappresentanti Indonesiana.
Una rinnovata collaborazione americana, senza che queste raccomandazioni siano raccolte, di certo manda segnali negativi anche nel campo di una maggiore professionalizzazione delle forze armate indonesiane, oltre che tradire le aspettative riposte nell’amministrazione americana dopo l’elezione di Obama.