Zara Alvarez militante filippina dei diritti umani è stata uccisa alcuni giorni fa a Bacolod, Negros, nel pieno di una serrata per il Coronavirus con tanti posti di blocco in attività.
Zara Alvarez, la tredicesima vittima appartenente a Karapatan uccisa sotto il governo Duterte, era uscita per comprare da mangiare la sera quando è stata oggetto di sei colpi di pistola da sicari in motocicletta. Nulla da fare per Zara come per chi si era lanciato alla ricerca degli assassini fuggiti in moto.
“Tutto è sotto una serrata, non è così?” Le strade sono fortemente controllate dalle forze dello stato con tutti i loro posti di blocco. Eppure gli assassini sono riusciti a passare dai cordoni delle forze di polizia” dice ad Al Jazeera Cristina Palabay di Karapatan.
Zara Alvarez aveva collaborato precedentemente con Karapatan alle indagini sulle esecuzioni extragiudiziali a Negros ed era stata inclusa nella lista dei “terroristi” fatta dalla sicurezza filippina perché da anni lavorava ai diritti dei contadini di Negros dove ricche famiglie da sempre controllano le vaste piantagioni di canna da zucchero.
Nel 2019 Zara Alvarez fece un documentario sulle violazioni dei diritti e le esecuzioni di alcuni contadini, in seguito al quale si prese l’epiteto di simpatizzante dei ribelli comunisti:
“E’ molto chiaro che è la polizia che ha ucciso queste vittime” disse in una intervista ad Al Jazeera sugli omicidi a Negros.
Mentre la polizia ha sempre negato queste accuse, in realtà non ha fatto passi avanti nelle indagini e non ha catturato neanche un colpevole.
Sull’esecuzione di Zara Alvarez, si è espresso con parole forti il vescovo cattolico di San Carlos, Gerardo Alminaza che ha definito questi omicidi sistematici come pazzeschi.
“Soffro enormemente per queste ingiustizia e violenza che non hanno mai fine, la persona più vicina al mio lavoro con gli oppressi è stata assassinata. Non riesco a capacitarmi di fronte a questa follia continua di omicidi assurdi!” ha detto il vescovo che poi ha aggiunto:
“Anche se il suo nome alla fine fu cancellato dalla lista, continuavano le minacce alla vita che sono culminate con questo atto violento che è considerato largamente un altro caso di omicidi extragiudiziali nel quadro della campagna di antiterrorismo di stato”
Il vescovo nella sua dichiarazione ha ricordato il coinvolgimento attivo nel gruppo ecclesiastico di solidarietà per la gente ed i lavoratori:
“Mi ispiravi in tanti modi ad essere un pastore di anime del Regno di Dio”.
“Abbiamo perso una cara amica stanotte ed i nostri cuori soffrono per questo. Ma donne e uomini come Zara Alvarez, sebbene rare nel loro coraggio e impegno per la giustizia non sono mai uniche” ha detto Panay Chapter della Unione Nazionale degli Avvocati del Popolo.
“Zara era lì ad aiutare le vittime e le famiglie a sopportare le durezza portate dal terrore sponsorizzato dallo stato. La sua presenza era una forza costante nella lotta per la giustizia, un faro di luce nel luogo che per gli scorsi due anni è avvolto dall’impunità”
Nella stessa settimana era stato ucciso uno dei consiglieri del NDF, organizzazione ombrello della guerriglia filippina Randall Echanis, che aveva partecipato ai negoziati di pace con il governo Filippino in qualità di esperto di riforma dell’agricoltura.
Per la morte di Randall Echanis, che aveva 72 anni e guidava Anankpawis dei poveri di città, la polizia dice che si è trattato di resistenza a pubblico ufficiale. In altre parole sarebbe un caso di Nanlaban.
Quando poi sono uscite le analisi dell’autopsia di Randall Echanis si viene a sapere che Ka Rendy è stato ucciso in modo ancora più atroce.
“Non è stato ucciso immediatamente. Quindi la Tortura è qualcosa a cui di solito non ci impegnamo a dire in un rapporto legale, ma le insinuazioni potrebbero esserci. Essenzialmente la tortura significa che lo si è fatto soffrire prima di essere definitivamente ucciso” dice la patologa Raquel Fortun che poi ha aggiunto:
“Echanis ha sostenuto una ferita fatale che lo ha ucciso immediatamente … comunque aveva altre anche ferite che gli sono state inflitte mentre era vivo e vedete la distribuzione alle spalle. C’è una qualche sorta di disegno. Implica che c’era l’intento di ucciderlo”.
Tra le quaranta ferite, inflitte con due coltelli oltre alle forti contusioni al capo, quella alla aorta è stata quella fatale.
Echanis aveva subito intimidazioni e minacce sin dal 2019 quando si conclusero definitivamente i colloqui di pace tra governo filippino e guerriglia maoista di cui fu un consulente di pace per molti anni sin dal 2002.
La consulente del presidente Ninoy Aquino per la Pace, Teresita “Ging” Quintos-Deles, ha detto di essere stata scioccata dalla notizia della sua morte.
“Tra coloro che ci stavano di fronte dall’altro lato del tavolo pensavo che lui fosse uno con cui era possibile parlare… Forse era la mia impressione per averlo visto in alcune sessioni plenarie dei negoziati e per alcune brevi discussioni. Ho sempre detto allora alle forze armate filippine di rispettare il lasciapassare di questi due ( Echanis e Ladlad) perché davvero lavorano per il processo di pace”.
Con l’arrivo di Duterte alla presidenza, c’era la speranza di una rapida soluzione al lungo conflitto anche in ragioni dei frequenti negoziati che aveva portato avanti da sindaco con l’insorgenza comunista a Davao, dove alcuni della sinistra erano suoi amministratori.
In 50 anni di conflitto sono morte almeno 30 mila persone e, sebbene il numero dei ribelli sia sceso molto negli ultimi anni, la pace è auspicabile.
Dopo i primi passi fruttuosi, nel 2017 crollarono i colloqui con i ribelli e crebbe la retorica di Duterte che li dichiarò terroristi, dopo alcuni scontri cruenti con le forze militari.
Poi lo scorso anno Duterte ordinò a polizia ed esercito a Negros, dove si trova Bacalod, di “sopprimere la violenza senza legge e gli atti di terrore”
In questo quadro si inseriscono gli omicidi extragiudiziali di Zara Alvarez e Randall Echanis, come di tanti militanti prima, che agli occhi delle forze di sicurezza i militanti dei diritti umani e del lavoro rappresentano la facciata legale della guerriglia.