Zaw Lin e Wai Phyo condannati a morte per l’omicidio a Koh Tao

Zaw Lin e Wai Phyo saranno condannati a morte per le violenze e l’omicidio di David Miller e Hanna Witheridge sull’isola thailandese di Koh Tao.

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I due ragazzi inglesi furono uccisi sull’isola resort a settembre dello scorso anno.
Zaw Lin e Wai Phyo sono due giovani lavoratori birmani accusati e costretti con la forza a dar una confessione dalla polizia thai. I perfetti capri espiatori per la Thailandia: stranieri, debolissimi e ricattabili, da dare in pasto al mondo per fare vedere quanto efficiente è la giunta militare thailandese.

E’ un caso che ha attratto l’attenzione internazionale nella Thailandia del dopo golpe anche per le indagini che sono state portate avanti in modo quanto più distante dagli standard internazionali e che ha visto la collaborazione britannica nelle indagini forensi.

Dopo la testimonianza della massima esperta forense thai che dimostrò come sull’arma dell’omicidio non c’erano tracce di DNA degli accusati e che le indagini erano state fatte sciattamente, in molti speravano che i due non sarebbero stati condannati a morte e forse assolti.

La difesa dei due lavoratori birmani, nonostante la delusione del verdetto, hanno annunciato il ricorso in appello per questa sentenza che protegge qualche potentato dell’isola.

La famiglia di Miller invece ha applaudito alla sentenza dicendo che giustizia è fatta e condotta nel migliore dei modi. I due non avrebbero mostrato rimorso o alcun sentimento durante il processo per quello che avrebbero fatto.

Scrive Jonatan Head della BBC:

“Sin dal momento della scoperta dei loro corpi sulla spiaggi thailandese il 15 settembre dello scorso anno, le indagini sulla morte di Hanna Witheridge e David Miller sono una questione torbida. L’informazione dalla polizia è stata oscura, contraddittoria e rara. Hanna, 23 anni di Norfolk, e David 24 anni di Jersey, furono trovati massacrati a morte sull’isola meridionale di Koh Tao.

A giungere sulla scena per primi è la polizia locale che ha un addestramento rudimentale e senza alcuna idea come chiudere la scena della morte, dove molti turisti si aggirarono per vari giorni.

La più conosciuta delle dottoresse legali Pornthip Rojanasunand, il cui istituto non ha potuto partecipare alle indagini, ha dichiarato al processo che la scena del crimine era stata gestita malissimo ed i campioni presi in modo maldestro.

La polizia poi non ha limitato i commenti su quanto sapevano sul crimine ma hanno lanciato tante ipotesi su chi potessero essere i criminali. Disse che non erano thai e diedero le loro attenzioni alla comunità di lavoratori birmani.

All’inizio accusarono come sospettato un amico di David per poi lasciarlo andare altrettanto frettolosamente. Il gruppo iniziale di investigatori suggerì la possibilità che si potesse trattare di qualche potentato dell’isola. Poi il comandante fu trasferito immediatamente e questo filone lasciato andare.

Nel processo iniziato a luglio furono denunciati altri errori come il non aver fatto alcun test del DNA sui vestiti di Hanna o sulla presunta arma dell’omicidio, una zappa piena di sangue. Le analisi fatte dalla Pornthip in seguito mostravano che il DNA ritrovato sull’arma non era attribuibile ai due birmani.

La corte venne a sapere che molte telecamere erano guaste e quelle sul molo non erano state ispezionate per vedere chi fosse partito il giorno seguente all’omicidio.
I due accusati testimoniarono di essere stati picchiati e minacciati a confessare. Nessun avvocato era presente e i traduttori impiegati non erano affidabili.

Tutti questi fattori hanno fatto sorgere varie domande sull’integrità dell’accusa. La domanda principale si affidava ad un pezzo di prova che legava gli accusati al crimine: il presunto accordo tra il DNA ritrovato nel liquido seminale riscontrato sul corpo di Hanna e quello dei due giovani birmani.

Appena dopo tre giorni dal crimine la polizia annunciava di aver estratto i profili del DNA dei due uomini dal liquido seminale. Questi profili erano gli stessi ritrovati su una sigaretta sulla scena del crimine. In tribunale la polizia testimoniò che quei campioni furono ricevuti la mattina del 17 settembre e l’estrazione del DNA iniziò alle otto di mattina. Questo è improbabile perché l’autopsia iniziò solo alle 11 del mattino e il profilo dei due fu annunciato alle 22. Un’analisi veramente veloce per un campione in cui ci sono almeno tre campioni di differenti DNA….

Jane Taupin, medico legale australiano di fama che testimoniò per la difesa, mise subito in dubbio l’attendibilità di un lavoro così veloce, perché estrarre il DNA di campioni confusi richiede tanto tempo.

Jane Taupin poi illustrò vari aspetti importanti dell’analisi del DNA che né la difesa, né la polizia né i giudici sembravano capire.”

L’analisi del DNA richiede cura meticolosa e documentazione, sostiene Jonathan Head, e non offre contrariamente a quanto si pensa la prova certa, ma solo una probabilità statistica che campioni di DNA siano uguali. Si analizza sempre un terzo campione come riferimento. Nella dimostrazione della similitudine dei DNA bisogna mostrare la metodologia, la prova della non contaminazione e altro ancora.

“Nel caso di Koh Tao, l’accusa fornì solo un sommario di una pagina dei loro test del DNA, scritti a mano, con parti corrette e cancellate, insieme a quattro pagine di sostegno.
La Taupin inoltre sostiene che i risultati di laboratorio dovevano essere forniti alla difesa per far sì che i dati scientifici contenuti e usati per le conclusioni potessero essere esaminati scientificamente.
L’essenza del metodo scientifico è l’analisi e la revisione delle ipotesi per poter dare fiducia nell’analisi scientifica. Inoltre un documento di una pagina, scritta a mano, dove sono presenti cancellazioni non è adatto ad una corte.
Poi Jonathan Head aggiunge una cosa interessante:

“C’erano altri problemi. La data dell’analisi originale del DNA si era detto essere stato il 17 settembre, ma il rapporto posto alla corte era del 5 ottobre, due giorni dopo che la polizia aveva annunciato un riscontro positivo con i due accusati birmani. Questa discrepanza non spiegata fa sorgere inevitabili sospetti sulla manipolazione dei risultati.

Queste debolezze nell’accusa dovrebbero aver dato alla difesa spazio nella corte ma sono state sollevate solo alla fine del processo, nella dichiarazione finale. La testimonianza della polizia non era stata esaminata sui tempi dubbi né sulla documentazione sciatta e incompleta del DNA.

Se la Taupin fosse stata chiamata a testimoniare, avrebbe potuto esporre questi errori. Ma la si è lasciata nella stanza degli avvocati, ignorata e lasciata andare senza farla testimoniare. Qualunque idea i giudici si siano fatti sulla qualità delle prove dell’accusa, non si è mai avuta una sfida vera nella corte….

Tutti in quell’aula erano coscienti di quanto fosse sotto indagine la reputazione della Thailandia, e screditare la polizia in un modo così pubblico forse è stato considerato un passo negativo. Ma non sappiamo.”

Un altro punto di preoccupazione è stato il ruolo della polizia inglese nelle indagini, chiamata in aiuto dalle famiglie, che doveva assicurare sia le famiglie dei due giovani uccisi, ma anche impedire una possibile e temuta ingiustizia in un paese dove è in vigore la pena di morte. Un compito non facile, in un quadro internazionale delicato dopo un golpe che ha attratto le critiche internazionali e le relative risposte dure da parte della giunta.

In molti temono che dietro la veste di osservatore la polizia britannica è stata attenta a non urtare la suscettibilità della giunta militare rifiutandosi più volte di dare notizie ed informazioni alla difesa dei due giovani birmani inquisiti. La cosa, secondo Andy Hall che ha seguito il gruppo della difesa, “ha suggerito che sono possibili delle violazioni del protocollo britannico sul non fornire alcuna assistenza o sostegno in un processo dove è in questione la pena di morte”.

Per Andy Hall, il fatto che la polizia inglese non abbia voluto dare informazioni o notizie alla difesa ha molto a che fare col profilo internazionale del processo e al non voler mettere in pericolo le relazioni internazionali tra i due paesi.

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