Il 20 e 21 febbraio scorso si è svolto un altro incontro dei colloqui di pace del Meridione Thailandese alla presenza del nuovo facilitatore malese Zulkifli Zainal Abidin che è riuscito ad ottenere due cose importanti nel giro di due mesi dalla sua nomina: la conferenza stampa congiunta dei negoziatori thai e del BRN in sua presenza e l’accordo del BRN ad includere nei colloqui di pace altri gruppi di Patani.
“Hanno accettato in linea di principio ad invitare altri perché vogliono essere anche inclusivi ma dobbiamo mandare gli inviti formali agli altri gruppi perché accada” ha detto Zulkifli a Benarnews in una intervista che presentiamo.
Se la proposta di far entrare altri gruppi, sarebbe la prima volta dal 2018 che gruppi differenti dal BRN partecipano direttamente ad un dialogo di pace.
Le due parti del Pannello del Dialogo di Pace per le Province di frontiera meridionale della Thailandia, governo thai rappresentato dal generale Wanlop Rugsanaoh e BRN rappresentato da Anas Abdulrahman, hanno accettato di fare un passo in avanti definendo un Piano Comprensivo Congiunto verso la Pace che avrà una finestra temporale di due anni e affronterà la riduzione della violenza ed una consultazione pubblica che conduca a soluzioni politiche.
Zulkifli ha espresso la fiducia che in questi due anni si possa porre fine al conflitto separatista perché a suo avviso esiste la disponibilità delle parti.
La stessa necessità di porre fine a questo conflitto separatista, che ha ripreso intensità a gennaio 2004 nella regione a maggioranza malay musulmana della Thailandia facendo 7300 morti e 13500 feriti, era stata espressa dal nuovo premier malese Anwar Ibrahim nella sua visita in Thailandia dicendo che la Malesia non avrebbe condonato nessuna violenza che non può essere un modo per risolvere un conflitto di questo tipo.
“Il premier Anwar Ibrahim precedentemente ha detto che deve essere superato la mancanza reciproca di fiducia. In un certo senso l’abbiamo superato. Abbiamo parlato apertamente, condividendo quello che pensavamo e abbiamo mostrato la nostra sincerità”.
Gli analisti che seguono il conflitto di Patani da anni hanno detto che la conferenza stampa congiunta è un buon inizio sebbene ci siano molte cose da definire ancora.
“Se consideriamo che le due parti non riescono a trovare un terreno comune su molte cose, bisogna salutare questo gesto iniziale” ha detto l’analista Don Pathan che spesso ha parlato delle difficoltà di questo dialogo a tre e dello stallo che il dialogo di pace ha in questi ultimi mesi.
“Anche senza le problematiche interne (sia per nel BRN tra l’ala politica e l’ala militare, sia nello stato thai che non vuol vedere compromessi i legami diplomatici con Kuala Lumpur NdT) Thailandia e BRN ancora si dibattono per trovare un terreno comune sulle questioni sospese al tavolo quali la Consultazione Pubblica PC, l’Accordo di Cessazione delle Ostilità COHA e le soluzioni politiche, qualunque cosa significhi, per porre fine a questo conflitto.
Alcuni capi del BRN hanno descritto il COHA come una forma di resa e si domandano perché dovrebbero accettare una cosa simile, mentre PC cioè l’incontro tra rappresentanti del BRN e base popolare non avverrà nella regione di Patani perché le autorità hanno paura che potrebbe generare troppa eccitazione che minerebbe la ‘tranquillità locale’, secondo le parole di un rappresentante dell’esercito.”
Secondo Rukchart Suwan della Rete dei Buddisti per la Pace questi colloqui hanno mostrato dei progressi anche per la presenza di un quadro temporale del Piano Comprensivo Congiunto verso la Pace.
“Non è stato facile accordare entrambe le parti sulle cose. Per scrivere una sola parola c’è voluta anche un’ora per la delicatezza della materia. Ci siamo presi molte interruzioni per assicurarsi che la discussione avesse un obiettivo che abbiamo finalmente raggiunto.” ha detto il facilitatore malese nell’intervista esclusiva a Benarnews.
“La prima cosa che ho fatto è di andare in giro a consultare tutti, dai membri del BRN, a quelli del PULO e del BIPP. Li ho incontrati tutti. Ho incontrato i capi del BRN che in linea di principio hanno accettato di invitare gli altri perché non vogliono essere soli. Vogliono essere inclusivi… Pensiamo anche di permettere ad ONG malesi e di altri paesi di essere coinvolti nei colloqui di pace ed altri vogliono essere degli osservatori… Voglio discuterne con entrambe le parti di questo perché non sono io a decidere. Le parti devono accettarlo e non è giusto che spinga chiunque io voglia”.
Ma in che modo questa volta le discussioni ed i colloqui porteranno alla fine del conflitto, vista la difficile situazione in cui la Thailandia e il BRN hanno tenuto dei canali nascosti di comunicazione che possono danneggiare sia i legami tra Malesia e Thailandia, sia i legami di fiducia con il BRN?
Il facilitatore malese ha dato la sua disponibilità continua a parlare con tutti, sempre, senza alcuna remora ed il suo compito è di dare opzioni, scelte, idee senza per questo arrogarsi il diritto di decidere quello che non può.
“Si tratta di umanità, di produrre una chimica, cosa più facile a dirsi che a farsi ma devo assicurare che aprire strade per la discussione … Poi si può dire che il dolce è buono solo quando lo si assaggia. Ora non si può dire nulla del futuro perché il diavolo si nasconde nei dettagli che spesso sono ciò che dà un sacco di informazioni. Da facilitatore devo vedere i dettagli, le ragioni di certe azioni e idee e provare a comprendere e facilitare e assicurarsi che l’altro capisca”.
Benarnews domanda se la sua prossima visita nel Meridione Thailandese non sia solo una cosa che serve solo a far piacere ai Thailandesi e che non avrà quella libertà e facilità che spera.
Secondo molti militanti di Patani, lo scenario del facilitatore che va nel meridione thai a consultare la gente del posto pone anche problemi ai militari preoccupati che la discussione possa sfuggire loro di mano. Perciò pare che i militari tramite l’ISOC4 dovranno verificare e approvare tutti gli incontri che il generale Zulkifli avrà in Thailandia.
“Non posso starmene fermo a far nulla. Non posso limitarmi e impedirmi di usare questa opportunità laggiù. Devo provare e aprire la linea di comunicazione. Chiunque può venire ad incontrarmi” ha risposto il facilitatore.
“Quello che la Malesia, da paese mediatore, può e deve fare è di sottolineare il bisogno di rispettare un maggior grado di civiltà nel conflitto” ha detto Artef Sohko di The Patani che chiede il diritto all’autodeterminazione del popolo dell’estremo meridione.
“Tutto il resto dipende dalle concessioni che la Thailandia vorrà fare, se li farà, per la pace a Patani”.