Le Filippine provano ad arrestare la diffusione del coronavirus e lo fanno con un coprifuoco che vuole attuare il blocco annunciato nei giorni scorsi da attuarsi a partire da oggi sabato notte a Metro Manila, l’area più sviluppata e popolosa dell’arcipelago, e con il distanziamento sociale.

Dopo che sono fuggite dalla capitale centinaia di migliaia di persone verso le province, affollando tutti i terminal di bus e autostradali, l’area di 12 milioni di persone è stata posta in uno stato di “quarantena di comunità” con il divieto di movimento via terra, aerea e marittima da/verso Metro Manila.
Il blocco coinvolge 16 città ed una municipalità di Metro Manila ed è stato indicato dal IACT della Gestione delle Malattie Contagiose emergenti.
Questa misura è stata posta in essere dopo che i casi presunti di coronavirus sono saltati da 6 a 111 in una sola settimana dal 7 marzo al 14 marzo principalmente a Metro Manila, e terminerà il 12 aprile prossimo. Sono state chiuse anche le scuole a Metro Manila.
Il blocco sarà applicato con centinaia di poliziotti e militari in tuta da combattimento armati che vigileranno le strade che connettono Metro Manila alle province adiacenti di Cavite, Laguna, Rizal e Bulacan. Sono stati individuati 76 posti di blocco che saranno vigilati da polizia e militari che lasceranno passare solo le persone autorizzate, tra cui lavoratori ed autonomi che dovranno mostrare prova del loro impiego.
Sebbene si tratti in realtà di un vero e proprio coprifuoco notturno, che è una delle misure più forti nel Sudestasiatico, resterà da vedere quale sarà l’impatto a causa delle numerose scappatoie e permessi offerti.
Secondo alcuni esperti questi permessi potrebbero vanificare lo scopo del blocco e del coprifuoco.
Su SCMP, Raissa Robless scrive dell’intervento dei ministri Ano, Lopez e Dominguez hanno aperto la strada ai proprietari di imprese a poter viaggiare da/verso la capitale e sono circa 2 milioni di persone.
Sono misure raffazzonate che distruggono lo scopo di un blocco, come dice Anthony Leachon, messe in atto perché i ministri non sono pronti a sentire le lamentele dei vari settori.
Mentre si negoziano ancora i dettagli di questo quarantena di comunità col coprifuoco, la vicepresidente Leni Robredo ha invitato il governo ad assicurare che le comunità abbiano provviste a sufficienza, particolarmente i poveri.

Nel frattempo il governo filippino ha posto il divieto di ingresso anche a persone che arrivano da Iran ed Italia se non hanno certificato medico delle ultime 48 ore, pena la non entrata nel paese. Esistono i divieti per viaggiatori cinesi, Coreani e da Hong Kong e Macao.
Secondo OMS la proiezione degli infettati nelle Filippine è di 75 mila persone se una persona ne infetta altre quattro. Se il tasso della mortalità è del 3-4%, si prevedono 2250 morti.
MALESIA: chiuse le moschee dello stato di Selangor
Il 14 marzo la Malesia ha riportato 77 nuovi casi di coronavirus legati ad un evento religioso alla periferia di Kuala Lumpur, svoltosi tra fine febbraio ed inizio di marzo, che era stato seguito da 16 mila persone in maggioranza malesi di tutto il paese e da alcuni stranieri. Il totale della Malesia è arrivato a 238 casi, mentre al 13 marzo 33 pazienti malesi si sono riavuti completamente dal virus secondo il ministro della sanità.
A questo evento hanno partecipato 95 singaporeani ed anche 90 cittadini del Brunei dei quali uno è rimasto contagiato. Il conto del Brunei di cui si sapeva poco è di 25 casi.
Dopo questa celebrazione il nuovo primo ministro Muyiddin ha vietato fino al 30 aprile tutti i raduni pubblici anche religiosi e sociali e gli incontri nazionali, dopo che si sono evidenziati cluster autoctoni malesi.

Finora la Malesia ha vietato l’entrata a cinesi di Hubei, Jiangsu e Zhejiang oltre a visitatori giapponesi di Hokkaido, Italia, Iran e Corea del Sud.
Il settore del turismo malese ha sofferto perdite di quasi un miliardo di euro nei primi due mesi e si pensa che avrà un calo del PIL tra 0.8 ed 1,2%. Lo scorso anno la crescita è stata del 4,3% annuo.