Dopo mesi di lavoro di intelligence sono stati liberati dalla schiavitù 400 bambini malesi di età compresa tra uno e 17 anni da 18 case in due stati di Selangor e Negeri Sembilan.
I 400 bambini malesi erano costretti a vivere in condizioni di vita squallide, costretti a pene e anche ad abusi sessuali in case che sarebbero legate ad una setta religiosa disciolta da qualche anno, al-Arqam, che fu accusata di promuovere insegnamenti islamici devianti e di esaltare la figura del capo religioso come una figura quasi divina.
Razarudin Husain, ispettore generale della polizia malese, ha individuato due sospettati importanti in una insegnante religiosa e cinque maschi con ruolo di supervisori.
“Questi bambini sono stati abusati con il pretesto degli insegnamenti religiosi. Dalle nostre indagini è chiaro che erano indottrinati da piccoli e manipolati da chi gestiva queste case” ha detto Razarudin che ha aggiunto che i ragazzi erano costretti a ricercare donazioni sotto forma di carità islamica.
Le indagine erano partite contro GISBH, Global Ikhwan Services and Business Holdings, secondo la legge contro il traffico umano, la legge di protezione del fanciullo e la legge dei reati sessuali contro i bambini lavorando su otto casi.
La polizia ha lanciato le operazioni dopo aver ricevuto denunce di abuso anche sessuale e di grave abbandono di bambini, ed in un rapporto si denuncia che alcuni bambini erano stati costretti ad avere atti sessuali.
“Dalle notizie raccolte il modo di operare di GISBH era di sfruttare i bambini per avere guadagni finanziari mentre li si indottrinava con insegnamenti errati” ha detto Razurudin che ha anche detto che le denunce risalgono anche al 2011 ed in totale sono una quarantina.
Razurudin avrebbe anche detto che 13 bambini che vivevano in queste case perquisite dalla polizia erano stati probabilmente stuprati.
I bambini ora sono sotto la protezione della polizia malese nei propri centri di addestramento per le visite sanitarie e la documentazione.
Il responsabile di GISBH, Mokhtar Tajuddin, ha negato con forza le accuse:
“Queste accuse sono prive di basi, maliziose ed intendono creare una percezione negativa della GISV HB. Siamo totalmente impegnati nel rispetto della legge e nel sostenere gli sforzi del governo di costruzione della nazione”.
Che la questione dei 400 bambini malesi salvati sia solo una questione di salvezza dei piccoli cominciano a serpeggiare i dubbi anche per l’intervento del ministro degli Affari Religiosi che mette in guardia contro gli insegnamenti devianti dell’Islam perché “colpisce proprio il fondamento della nostra fede”. Tutto ciò che potrebbe portare ad una forvianza dell’Islam deve essere riportato immediatamente alle autorità.
La connessione tra GISBH e al-Arqam è messa in dubbio da un politologo di Universiti Sains Malaysia, Ahmad Fauzi Abdul Hamid, il quale dubita che il GIBSH sia direttamente coinvolto e che forse qualche membro possa seguire gli insegnamenti eretici. GISBH avrebbe abbandonato dal 2013 le pratiche della setta ed avrebbe fatto un accordo con il governo in cui si dissociava da tali pratiche.
Benarnews fa sapere che almeno 159 persone sono state arrestate per questo caso e sarebbero state perquisite 20 case del GISBH, fondato da membri del disciolto al-Arqam.
Chi è al-Arqam e perché c’è ancora la sua ombra nonostante questa setta sia stata vietata decenni fa?
La setta di al-Arqam fu fondata nel 1968 da Ashaari Muhammad come movimento spirituale attento all’autosufficienza, la disciplina e ad un’utopia islamica. Negli anni 80 riusciva a radunare decine di migliaia di fedeli sia in Malesia ma anche Indonesia, Brunei, Thailandia. Poi nel 1994 fu disciolta.
Nei suoi anni migliori al-Arqam operava in svariati campi che spaziavano dall’agricoltura alla stampa, ai ristoranti riuscendo ad ammassare ricchezze di svariati milioni di dollari.
“Avevamo i nostri prodotti alimentari, le nostre scuole e gestivamo qualche impresa” racconta Shamsul Mohd Noor che fu membro della setta negli anni 80.
“Iniziò come un movimento religioso attento ad affrontare le questioni di teologia islamica. Era più attento all’istruzione e allo sviluppo personale. La sua forza stava nella promozione della responsabilità collettiva, fardhu kifayah, nella comunità musulmana”
Il fondatore della setta era Ashaari Muhammad era un capo carismatico e aveva la visione di creare una comunità islamica autosufficiente e che predicava l’idea di un ritorno ad una forma più pura dell’Islam.
Ashhari ebbe quattro mogli e si dice 40 figli, e morì per infezione ai polmoni nel 2010. Nel 1994 il governo malese mise al bando la setta anche per le affermazioni messianiche del suo capo Ashaar e le minacce percepite all’unità nazionale. E’ stato anche accusato e arrestato secondo la legge di sicurezza interna.
“Gli insegnamento di Ashaari erano considerati errati perché in contraddizione con i principi islamici fondamentali” dice Shukri Ahmad della Universiti Utara Malaysia.
“Affermare di comunicare con il Profeta Maometto è un tratto comune tra i movimenti eretici. Quando un capo è visto come infallibile e tutto quello che fanno è considerato corretto, c’è qualcosa che chiaramente non va”.
I legami tra GISBH e al-Arqam
Nonostante il discioglimento, l’influenza di al-Arqam sarebbe continuata attraverso nuove organizzazioni, la più importante delle quali è GISBH, la società collegata dalla polizia alle case di accoglienza prese di mira nei raid di questa settimana.
Fondata da persone fedeli agli insegnamenti di Ashaari Muhammad, tra cui una delle sue mogli, GISBH ha continuato a promuovere l’autosufficienza e l’indipendenza economica, proprio come aveva fatto al-Arqam. Oggi l’azienda gestisce attività in 20 Paesi in settori come l’agricoltura, la vendita al dettaglio e l’istruzione.
Le incursioni nelle case di accoglienza hanno sollevato dubbi sui legami dell’azienda con l’ideologia di al-Arqam, dopo che le autorità hanno recuperato scritti di Ashaari durante le operazioni. Le accuse di abuso di minori e di cattive condizioni nelle case di accoglienza hanno dato il via a un’indagine, con 49 segnalazioni collegate alla GISBH tra il 2011 e il 2024, alcune delle quali provenienti da ex membri.
Il GISBH ha negato qualsiasi legame con i rifugi e le accuse di abusi sui minori, affermando che le affermazioni erano un tentativo di infangare la sua reputazione.
La polizia ha poi affermato che i 402 bambini malesi salvati non sarebbero orfani quanto figli dei membri della setta disciolta posti in queste case per indottrinarli.
Uno degli impiegati arrestati legati al GSBH sarebbe stato accusato di quattro casi di stupro e di abbandono grave.
In un’ultima dichiarazione del GISBH il suo direttore esecutivo avrebbe ammesso che ci sarebbe stato qualche caso di sodomia contro i bambini, ma che non era il caso di generalizzare e colpire in toto il GISBH.
L’ammissione giunge però senza alcuna chiarificazione su quanto e sulle circostanze, lamentando al contempo come tutto sia stato diffuso sui media così in fretta.
In un ambiente come quello malese dove la politica è così fortemente polarizzata e divisa lungo linee religiose ed etniche, l’uso di indagini a fini politici e/o religiosi è sempre da valutare. Come è anche da capire come possano essere ammessi i matrimoni di bambini.