Con la vice segretaria di stato USA Wendy Sherman gli USA di Biden tornano nel Sudestasiatico dopo l’ultima visita di John Kerry nel gennaio 2016 per riportare l’attenzione americana su una terra che vede da anni le crescenti attenzioni cinesi.
La vice segretaria di stato USA ha incontrato il primo ministro thai Prayuth a cui ha annunciato 30 milioni di dollari di aiuto per il Coronavirus, e poi è andata a Giacarta dove ha incontrato la ministra degli esteri Retno Marsudi con cui ha parlato di investimenti e commercio e di Birmania.

Poi è stata la volta di Phnom Penh in Cambogia dove ha incontrato il longevo premier cambogiano Hun Sen, a cui ha promesso aiuti per il Coronavirus del valore di 11 milioni di dollari, per provare a ricucire un rapporto difficile dopo l’assenza USA durante tutta la presidenza Trump, quando sono stati snobbati vari summit della regione.
A Phnom Penh negli ultimi anni la Cina ha accresciuto la propria influenza usando anche il proprio programma della Nuova Via della Seta, BRI, e grazie appunto alla mancanza di altre opzioni forti internazionali.
Lo stesso Hun Sen, al pari di altri capi di stato ASEAN, ha detto chiaramente: “Se non contassi sulla Cina, su chi altro potrei contare? Se non chiedo alla Cina a chi posso chiedere?”
“La Cambogia dovrebbe trovare un modo per bilanciare le relazioni tra le due superpotenze per massimizzare i propri guadagni politici, economici e diplomatici” dice Kin Phea su Nikkei Asia.
Resta da vedere quanto sia profonda questa attenzione volta dagli USA al ASEAN che non sembra avere la stessa priorità che nella politica estera americana ha il Medio Oriente nel suo complesso.
La vice segretaria di stato USA Wendy Sherman è giunta in Cambogia con alcune questioni come la seria preoccupazione per l’influenza militare cinese e la grave storia di repressione dei diritti umani di Hun Sen il quale a partire dal 2017 ha disciolto il principale partito di opposizione, tiene agli arresti domiciliari senza processo su accuse di tradimento il capo del CNRP Kem Sokha ed impedisce il ritorno in Cambogia dei principali parlamentari di opposizione.
A tenere alta l’attenzione americana è quello che succede anche nella base della Marina Cambogiana di Ream dove gli USA denunciano una serie di lavori che testimonierebbero una presunta presenza cinese. Dopo la visita di Wendy Sherman comunque sembra che Hun Sen abbia garantito la visita del Responsabile militare dell’Ambasciata USA a Phnom Penh proprio nella base della marina cambogiana.
La Sherman avrebbe comunicato ad Hun Sen che una presenza militare cinese in Cambogia minerebbe la sua sovranità, minaccerebbe la sicurezza della regione ed avrebbe un impatto negativo sulle relazioni USA Cambogia.
Gli USA, inoltre, garantiscono alla Cambogia vari benefici commerciali nel sistema generale delle preferenze per cui il mantenimento di una politica estera indipendente e bilanciata rappresenta il migliore interesse del popolo cambogiano.
L’altro tema caldo per gli USA è la situazione dei diritti umani e politici in Cambogia per il quale la segretaria di stato ha tenuto sia una riunione con vari membri della società civile cambogiana sia con il capo del CNRP agli arresti domiciliari Kem Sokha sul cui capo pende un’accusa di tradimento perché, in combutta con uno stato estero, avrebbe provato a rovesciare il governo di Hun Sen.
La vice segretaria di stato ha ricordato ad Hun Sen che per gli USA diritti umani e protezione delle libertà fondamentali sono parte integrante delle relazioni bilaterali tra USA e Cambogia, ed ha chiesto “alle autorità di far cadere immediatamente le accuse politicamente motivate contro i membri dell’opposizione, contro giornalisti e militanti”.
Proprio il fattore diritti umani è quello che ha segnato il deterioramento delle relazioni con gli USA e con l’Unione Europea. Quest’ultima infatti ha riposto in essere alcune barriere tariffarie sulle esportazioni cambogiane che con il trattato EBA, Tutto tranne che le armi, aveva eliminato.
L’Europa garantiva alle esportazioni cambogiane l’assenza di tariffe sulle merci in cambio del miglioramento delle condizioni di democrazia e diritti umani.
Hun Sen in risposta alla fine parziale dei benefici tariffari ha provato a cercare legami più forti ed aiuti dalla Cina ed a trovare altri mercati. Poi l’arrivo della crisi pandemica e la crisi economica successiva ha mascherato un po’ l’impatto reale delle sanzioni europee.
La vice segretaria di stato ha chiamato Kem Sokha “presidente del partito di opposizione”, partito che “ha una grande potenzialità in Cambogia”.
“Attendiamo di capire come evolverà la relazione tra il governo e gli USA” ha detto Pheng Heng, avvocato di Kem Sokha. “Attendiamo di vedere se ci saranno cambiamenti a seguito della sua visita in termini di situazione politica e specialmente nei rapporti con il partito di opposizione”.
Si deve ricordare inoltre che a gennaio 2020 iniziò il processo a Kem Sokha che fu sospeso due mesi dopo con il pretesto dell’epidemia di Covid-19.
Ma vista la dipendenza del sistema giudiziario cambogiano dalle volontà del suo leader, il processo potrebbe anche non riprendere subito e magari terminare molto dopo le prossime elezioni cambogiane previste nel 2023, come fatto capire dallo stesso Hun Sen.
La visita della vice segretaria è servita sia a ribadire il sostegno al CNRP da parte americana, sia a negare l’accusa che è alla base dell’arresto pretestuoso a Kem Sokha e al CNRP: gli USA non sono affatto intenti a voler rovesciare il governo di Hun Sen.
Secondo Pheng Heng, il governo avrà una posizione più morbida e andare verso una riconciliazione con gli USA e ad evitare di allontanarsi ulteriormente sulla via autoritaria.
“Per avere un processo democratico funzionante il partito di opposizione deve competere in modo giusto. Gli USA vogliono vedere che la Cambogia ritorni alla democrazia permettendo al partito di opposizione di partecipare alle elezioni… Da avvocato che difende Kem Sokha spero che il governo si apra perché lui possa andare avanti. Kem Sokha non è stato condannato e se il governo intende permettergli di tornare in politica sarà più facile”
Sulla visita della Vice Segretaria di Stato Phil Robertson di HRW ha detto che essa doveva criticare apertamente e con forma la distruzione completa da parte di Hun Sen della democrazia, dei diritti umani e della libertà dei media.
“Ogni idea di un approccio soffice e gentile sul governo cambogiano è sia sbagliato che eticamente cattivo di fronte agli abusi sistematici dei diritti commessi ogni giorno dal governo nel paese”
Da parte sua il regime cambogiano per bocca del portavoce del partito Sok Eysan fa capire di aver sentito la lezione della Sherman.
“Non c’è stato uno scambio di promesse ma il governo applica lo spirito degli accordi di pace di Parigi… Dal momento che siamo già sul percorso della democrazia e del governo della legge non sarà difficile migliorare alcune sfide che abbiamo incontrato”
La visita di Wendy Sherman, secondo RFA, apre qualche speranza.
“La gente che vive in Cambogia manca di libertà di espressione; non abbiamo il diritto di criticare o di esprimerci. Se la situazione prosegue non vivremo in pace ma se non osiamo criticare non possiamo vivere” dice un tassista.
A ricordare che una riconciliazione USA Cambogia può dare anche lavoro è un’operaia che ricorda come la mancanza di diritti di espressione colpisce anche la classe operaia che vive con salari bassi.
“Spero che dopo la visita del vice segretario di stato il governo cambierà la situazione dei lavoratori così che possiamo vivere migliori standard di vita”.

Alcune considerazioni politiche le scrive Sebastian Strangio su TheDiplomat:
Comunque la sfida per il governo USA è che finché Hun Sen resta al potere i due obiettivi del viaggio della Sherman, di allontanare il governo Cambogiano dalla Cina e sostenere le riforme democratiche, saranno moltissimo in tensione.
Come spesso ho detto, diritti umani e democratizzazione sono stati sempre legati in modo complesso alle dure rivalità politiche nazionali. Da una parte i principi democratici sono stati mobilitati per tre decenni dagli oppositori di Hun Sen per attrarre il sostegno dei governi stranieri, gli USA particolarmente.
D’altro canto il governo cambogiano ha visto con scetticismo le invocazioni ai valori liberali e ai diritti umani, notando non solo il sordido accomodamento della politica USA verso la Cambogia negli anni 80, ma anche il fatto che la politica estera USA dei diritti umani cambia moltissimo a seconda degli interessi USA in campo. Nel caso cambogiano questi interessi sono da molto percepiti come marginali. …
Lo scorso anno scrivevo che queste due tendenze hanno contribuito ad una situazione in cui “le linee tra difesa della democrazia e cambiamento di regime si confondevano. Presto chiunque cerca di portare avanti la democrazia e i diritti umani era per definizione opposto al governo del CPP”
Crearono così un forte incentivo al governo di identificare un patrono alternativo che voleva offrire sostegno economico e politico senza esplicite condizioni politiche: la Cina. …
Non significa che bisogna abbandonare le questioni di valore, ma si deve riconoscere fino a che punto queste questioni sono state politicizzate in Cambogia e quello che USA e potenze occidentali hanno fatto per arrivare a questo punto.
Non esistono risposte chiare per chi vuole incoraggiare la crescita delle istituzioni democratiche e i valori liberali in Cambogia. Se non si ribilanciano interessi e valori le relazioni USA e Cambogia resteranno bloccate nell’attuale cul de sac.