CAMBOGIA: Omaggio a Norodom Sihanouk

Oggi primo Febbraio si sono tenuti i funerali di Norodom Sihanouk Re Padre morto ad 89 anni, il 15 ottobre 2012 a Pachino.

Una folla immensa ha seguito le esequie ed il corto funebre fino al crematorio. In una Cambogia giovane, ignara del proprio passato, non si insegna la sua storia e la tradizione è rimandata oralmente dalle generazioni anziane rimaste e sfuggite allo sterminio dei Khmer Rossi.

Vogliamo ricordare la sua vita nel racconto di uno storico famoso della Cambogia, David Portner Chandler, in un suo articolo comparso poco dopo la morte di Norodom Sihanouk, uno dei protagonisti insieme a Sukarno, Tito, Nasser e Nehru del movimento dei paesi non allineati e della storia del Sud Est Asiatico.

sihanouk

Norodom Sihanouk, di David Chandler, da Opendemocracy.org

La morte di Norodom Sihanouk a Pechino il 15 ottobre 2012 segna la fine di una delle figure più importanti nella politica internazionale del secolo scorso. L’ex re cambogiano ha in sé tante vite differenti con i suoi 89 anni. Un resoconto completo della sua eredità lasciamolo al futuro, ma la sua scomparsa offre l’opportunità di un tentativo di valutazione di come si possa ricordare questa figura appassionata e mercuriale.

Sihanouk, figlio unico di un principe non ereditario e di una principessa reale, non era atteso che dovesse essere il re della Cambogia. L’evento che lo condusse a questo risultato fu la morte del nonno materno, Re Sisowat Monivong nell’aprile 1941. In quel tempo era uno studente diciottenne del liceo di Saigon dotato ma senza pretese, da dove fu preso dalle autorità francesi e incoronato. Le forze giapponesi, con la accettazione dei francesi avevano occupato l’Indocina, Vietnam, Cambogia e Laos, sin dal 1941, e questo giovane era ritenuto più gestibile sul trono cambogiano più di qualunque altro pretendente. Sihanouk ripagò la fiducia divenendo un francofilo per tutta la sua vita: una volta sottolineò che le figure che riveriva di più erano Buddha e De Gaulle.

Nel marzo 1945, temendo l’invasione degli alleati i Giapponesi arrestarono gli ufficiali francesi in tutta la colonia dicendo ai governanti fantoccio locali che i loro regni erano indipendenti. La risposta di Sihanouk fu cauta ed alcuni mesi dopo, alla fine della guerra, diede il bentornato ai francesi, mostrando subito quelle che sarebbero divenute le sue caratteristiche: una valutazione astuta delle dinamiche politiche e la voglia di restare al potere.

Negli anni successivi, mentre la Francia faceva più concessioni alla Cambogia, Sihanouk giocò il ruolo del Re Costituzionale. Nel 1952 abbandonò questa strategia quando giudicò che i Francesi stavano perdendo la prima guerra di Indocina contro la guerriglia Vietnamita e lanciò la crociata reale per l’indipendenza.” Alla fine del 1953 tirò fuori la Cambogia dalle mani francesi che divenne così uno stato indipendente, sei mesi prima che il Vietnam ottenesse formalmente la propria indipendenza con la conferenza di Ginevra del 1954.

Incoraggiato da questo suo successo, abdicò nel 1955, nominò re suo padre e fondò un partito politico nazionale che vinse a pieni voti le successive elezioni quello stesso anno. Per i quindici anni successivi dominò da Principe Sihanuok, come si faceva chiamare, con il suo movimento la politica cambogiana. Divenne sia primo ministro che capo dello stato facendosi la reputazione di despota benevolo. Eppure il suo patriottismo, il suo affetto per il semplice Khmer e la sua irreprimibile gioia di vivere si bilanciavano bene con la sua impazienza per i problemi economici, la repressione senza scrupolo del dissenso e il suo credo che qualunque cosa succedesse lui solo incarnava la nazione cambogiana.

In ambito regionale ed internazionale, Sihanouk perseguì la politica “di non allineamento” rendendogli possibile di mantenere la Cambogia lontana dall’espansione della guerra del Vietnam fino a quando riuscì a farlo. Nel marzo 1970 mentre viaggiava all’estero, fu cacciato con un golpe pro americano, parlamentare senza spargimento di sangue. La Cambogia fu subito gettata nella guerra con risultati devastanti facili da prevedere.

Sihanouk rimase fortemente irato per la sua cacciata. Dal suo esilio a Pechino, si alleò presto con la Cina, il Vietnam del Nord e il movimento comunista cambogiano nascosto che in precedenza aveva soprannominato Khmer Rouge. Invitò i suoi alleati a liberare la Cambogia per suo conto, e nei cinque anni successivi divenne il presidente di un governo in esilio che diede legittimità diplomatica ai Khmer Rossi, i cui capi non parlarono mai con lui dei suoi piani nel caso dovessero prendere il potere.

Con l’entrata a Phnom Penh il 17 di aprile 1975 dei Khmer Rossi vittoriosi, Sihanouk rimase come capo di stato nominale. Ma i radicali Khmer Rossi al potere gli diedero ben poco da fare, ponendolo nel 1976, insieme a sua moglie Monique, agli arresti domiciliari. I Khmer Rossi chiamarono il proprio regime Democratic Kampuchea ed iniziarono un insieme di politiche utopiche assassine, alcune delle quali prese in prestito dalla Cina di Mao. In meno di quattro anni queste politiche portarono alla morte di oltre un milione e mezzo di cambogiani tra i quali alcuni figli di Sihanouk.

Nel 1977 scoppiò una guerra con il Vietnam che due anni prima alla fine della guerra, il 30 aprile 1975, era stato riunificato. Quando il Vietnam invase la Cambogia Democratica alla fine del 1978 le autorità dei Khmer Rossi rilasciarono Sihanouk inviandolo all’ONU per discutere la situazione della Cambogia Democratica. Agli inizi di gennaio 1979 il regime dei Khmer Rossi crollò e forze vietnamite invasero Phnom Penh. Sihanouk ritornò in esilio a Pechino e in Nord Corea ospite del dittatore Kim Il-Sung che conobbe nel 1970.

Il regime socialista pro Vietnamita stabilitosi a Phnom Penh lottò con tutte le forze per restaurare il paese dopo il caos inflitto dai Khmer Rossi. Il regime dominato dal Partito del Popolo Cambogiano (CPP) era ostacolato dal fatto che per ragioni legate alla guerra fredda La Repubblica Cambogiana deteneva il seggio all’ONU. Di conseguenza nessuna assistenza dell’ONU e pochissimo aiuto dai paesi del blocco sovietico raggiunse la Cambogia per più di un decennio dopo la cacciata dei Khmer Rossi.

Sihanouk, negli anni 80, presiedette un “governo di coalizione in esilio” costituito da realisti, non realisti, fazioni dei Khmer Rossi, che operavano in Thailandia. Questa accozzaglia disomogenea riuscì a mantenere un rappresentante all’ONU. Dopo negoziati lunghi si decise una conferenza internazionale a Parigi nell’Ottobre 1991 che pose la Cambogia sotto il protettorato dell’ONU in attesa di elezioni nazionali.

Per la prima volta in tredici anni, alla fine del 1992 Sihanouk tornò a casa, salutato a Phnom Penh da una folla tumultuosa. Presiedette sotto il mandato dell’ONU un corpo senza poteri denominato Consiglio Nazionale Supremo, subordinato all’UNTAC, l’autorità di transizione dell’ONU in Cambogia, mentre andava avanti con la sua missione costosa e gigantesca.

Nel luglio 1993 si tennero le elezioni nazionali seguite dall’ONU che portarono il 90% della popolazione alle urne: un successo enorme e relativamente pacifico. Un partito realista guidato dal figlio anziano di Sihanouk, Norodom Rannaridh, vinse le elezioni, ma Sihanouk sapeva che il CPP che era secondo vide questa vittoria come un’usurpazione. Il principe riuscì a convincere il partito realista ad un accordo di condivisione di potere con il CPP che aveva dominato prima, ed il governo durò per altri cinque anni. In questo modo minò il proprio figlio e tradì il voto pro realisti, mentre preveniva una possibile guerra civile e ottenendo qualche spazio di manovra per sé.

Alla fine del 1993 Sihanouk fu incoronato re della Cambogia per la seconda volta. In quel momento insistette nell’instaurare di nuovo un insieme di simboli degli anni 70: la bandiera cambogiana del periodo, il nome delle strade, l’inno nazionale e le uniformi militari, insabbiando con questi accorgimenti nostalgici il golpe del 1970 e gli anni che seguirono.

Il Sihanouk degli anni 90 era ancora energetico ed ambizioso ma l’allora primo ministro del CPP Hun Sen deteneva il potere vero dando al rinnovato re autorità limitata negandogli anche l’accesso ai media e il contatto sostenuto con la popolazione. Irritato di queste restrizioni passò molto del suo tempo a Pechino. Nel 2004 abdicò per la seconda volta verso suo figlio Norodom Sihamoni, ancora celibe e senza figli.

Per gli otto anni successivi Sihanouk, chiamato Re Padre, restò in casa per lo più a Pechino. Lasalute per la fine del decennio cominciò a mancare e il suo approccio alla vita, secondo chi gli fu vicino, si fece inusualmente sottomesso.

Norodom Sihanouk è inseparabile dalla storia della Cambogia del ventesimo secolo ed è difficile mettere insieme una valutazione bilanciata della sua lunghissima carriera politica di 70 anni. Negli anni al potere dagli anni 50 agli anni 60 la sua figura si estese su tutta la Cambogia, percorrendo il palcoscenico mondiale con fervore, sicurezza e brio. Commise molti errori seri come il sostenere i Khmer Rossi.

Oggi la Monarchia sta perdendo la sua importanza in Cambogia ed il periodo in cui Sihanouk guidò la Cambogia non si insegna nelle scuole. Vale la pena ricordare che questo discendente lavoratore, eloquente, amante della vita dei Re di Angkor, per tutta la sua vita tempestosa e lunga mostrò un impegno fermo per la Cambogia e un’identificazione profonda con la sua gente.

Sono due tratti che difficili da ritrovare nella maggior parte dei governanti Cambogiani di sempre.

Norodom Sihanouk, di David Chandler, da Opendemocracy.org

Pubblicità
Taggato su:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ottimizzato da Optimole