La divisione del crimine informatico della polizia arrestò dodici persone di varie province e le portò alla stazione di polizia di Koh Tao per l’interrogatorio e la detenzione. Sono accusati di crimine informatico per aver condiviso un rapporto della pagina Facebook CSI LA sul presunto stupro di una diciannovenne inglese sull’isola.
Se saranno dichiarati colpevoli finiscono in carcere con una condanna che arriva fino a cinque anni oltre a dover pagare una multa salata.
Nessuno deve essere sottoposto a questa dura pena per qualcosa che milioni di persone fanno comunemente in Thailandia. Leggere notizie e condividerle con altri su Facebook senza per questo voler causare danni materiali ed imminebti a nessuno non deve costituire un reato.
Da quando questa legge è stata approvata nel 2007 ha fatto più danno che bene. I suoi articoli per reati di diffamazione e falsa informazione immesse nei computer sono state usate per attaccare la critica e la libertà di parola.
La sua revisione del 2017 forse ha rimosso il reato di diffamazione aggiungendo un po’ di chiarezza in più, ma la legge resa ancora vaga e vasta nel suo contenuto aprendo la strada al suo abuso. Tra queste annoveriamo le difinizioni di reali in relazione alle “informazioni distorte o false” che “potrebbero causare danno ad altra gente” o che “possono minare la sicurezza nazionale o causare panico tra la gente”.
Nel perseguire l’azione legale contro le dodici persone oltre all’amministratore del CSI LA e all’editrice del Samui Times, che vivono negli USA, la polizia ha detto che la dichiarazione di stupro che hanno condiviso è “informazione distorta” come definita secondo la legge.
Il lavoro della polizia infaatti è di permettere più tempo per le prove. Invece hanno chiuso il caso troppo frettolosamente e si sono dati il compito di fare le azioni legali contro queste persone.
Questo è solo l’ultimo dei numrosi casi di abuso della legge da parte delle autorità contro le persone di tutti gli strati della società: dai militanti politici, ai politico, giornalisti e utenti disocial media per mettere la museruola o punirli per aver osato parlare.
Questa settimana la polizia ha accusato di crimine informatico l’ex capo della polizia nazionale Sereepisuth Temeeyaves per un suo post su facebook di giugno che accusa il regime attuale di aver imbrogliato nel referendum costituzionale del 2016.
Chi applica la legge potrebbe aver o ignorato la reale intenzione della legge del crimine informatico o non hanno una buona comprensione. Gli obiettivi reali della legge sono di prevenire e reptimere i crimini legati all’uso della tecnologia come hacking, phishing o furto di informazioni dai sistemi informatici o altre forme di frodi.
La legge deve essere usata per proteggere le persone non per minacciarle o far loro del danno. E non deve essere usato per reprimere la libertà di parola.
L’Assemblea Legislativa Nazionale non diede ascolto alle preoccupazioni poste alle audizioni quando si emendava la legge. Ma dopo le elezioni prossime un nuovo governo con nuovi legislatori deve dare un migliore servizio alla gente spigendo per drastici cambiamenti a questa legge.
C’è bisogno di assicurare una migliore definizione delle intenzioni della legge e dei reati e di rimuovere articoli ambigui e vaghi.
Senza una forte volontà politica questa legge resta come una minaccia alla libertà di parola e non realizzerà la missione di proteggere la gente.