42000 lavoratrici resteranno senza lavoro dopo l’annuncio della H&M di voler uscire dalla catena di fornitura del Myanmar per gli abusi di diritti umani
Preoccupazioni tra i lavoratori e lavoratrici del Myanmar che lavorano per la catena di fornitura della H&M dopo l’annuncio del gigante della moda pronta di voler uscire dal paese.
Il secondo rivenditore di moda al mondo lavora infatti con 41 fabbriche nel Myanmar e nel marzo 2023 dava lavoro a 42000 lavoratori in maggioranza donne, ma il numero totale di lavoratori coinvolti è ben superiore perché le imprese birmane esternalizzano parte del lavoro ad altre fabbriche.
Una lavoratrice di una fabbrica fornitrice della H&M nella città di Hlaing Thar Yar dice che con il suo lavoro fa vivere la propria famiglia, mentre suo marito che lavora nelle costruzioni non ha un lavoro stabile.
“Lui non ha una paga ogni giorno e dobbiamo dare da mangiare a mia madre e mia figlia di sei anni. Non posso perdere questo lavoro proprio ora” dice la lavoratrice.
Ma la sua paura di perdere il lavoro è la stessa di tante imprese e lavoratori legati alla H&M.
“Deploro l’annuncio di H&M, perché avrà un impatto negativo su migliaia di lavoratrici in Myanmar.” dice a Reuters Vicky Bowman già ambasciatrice britannica in Myanmar che dirige Myanmar Centre for Responsible Business.
L’annuncio della H&M di volersi ritirare dal Myanmar segue il rapporto Caduta di moda: Abusi sulle lavoratrici dell’abbigliamento sotto il regime militare in Myanmar della inglese Business and Human Rights Resource Centre che segue e denuncia le gravi violazioni di diritti umani nelle catene di fornitura delle marche globali che si servono dalla Birmania dopo il golpe del febbraio 2021.
“Furto di salario, licenziamento ingiusto e ritmi di lavoro disumani e straordinari obbligatori sono le tipologie di abuso più frequentemente registrate. I casi includono anche uccisioni, arresti e detenzioni arbitrarie di lavoratori da parte dei militari, violenza di genere, attacchi alla libertà di associazione, molestie e lavoro minorile.” si legge nel rapporto.
Da febbraio 2022 a febbraio 2023 il gruppo inglese ha tracciato 156 casi di abusi nelle industrie della guarnizione birmana, collegandoli alle catene globali della moda tra cui Zara, Primark, Bestseller, C&A e Mango.
Una ventina di casi erano legati alla H%M e altri venti alla spagnola Zara che alla fine di luglio ha annunciato di uscire dal Myanmar.
“Le fabbriche fornitrici di H&M in Myanmar potrebbero non chiudere subito. Potrebbero cercare di ottenere offerte da altri marchi di altri Paesi. Tuttavia… i lavoratori dovranno subire riduzioni di stipendio, ad esempio, o alcuni di loro potrebbero essere licenziati.” dice un consulente del lavoro in Myanmar.
Non è la prima volta che si sentono proteste per i trattamenti ingiusti, le intimidazioni e gli abusi di genere, abusi del lavoro commessi contro i lavoratori che producono per H&M. E questi rapporti sono da sempre una gatta da pelare per tante imprese globali della moda e non solo.
A settembre 2022, i lavoratori di un’azienda di confezioni a Saung Oo Shwe Nay furono costretti a camminare sulle loro ginocchia perché non erano riusciti a produrre in tempo la quota fissata, si legge nel rapporto “Caduta di moda: Abusi sulle lavoratrici dell’abbigliamento sotto il regime militare in Myanmar” dove si legge anche che ad agosto 2022 i fornitori della H&M della fabbrica Jiale Fashion Garment Factory avevano licenziato o non pagato le lavoratrici incinta.
A novembre 2021 86 lavoratori di un’impresa a Minglar che lavora per C&A e H&M erano stati licenziati con un risarcimento minimo.
H&M è l’ultimo marchio a tagliare i ponti con i fornitori del Myanmar dopo che è iniziato l’esodo delle marche occidentali tra cui Primark e Mark&Spencer, dopo le pressioni che sono cresciute per i rapporti diffusi di abusi sistematici ed estremi nelle imprese delle confezioni, settore importante per le donne, visto che nelle 500 imprese del Myanmar il 90% dei lavoratori sono donne.
Ad essere colpiti di più da questa uscita dalla moda del Myanmar saranno certamente le lavoratrici.
Secondo Business and Human Rights Resource Center, i lavoratori della guarnizione che perdono il lavoro pensano prima di tutto a ricercare un nuovo lavoro più che il risarcimento.
“E’ difficile trovare un nuovo lavoro nel Myanmar. Dietro ogni lavoratore c’è una famiglia da mantenere” dice un lavoratore.
Un sindacalista di Hlaing Thar Yar ha detto a The Irrawaddy di essere molto preoccupato su come faranno i lavoratori in cerca di lavoro. L’uscita dal paese delle marche internazionali, i cui profitti dipendono dall’immagine che proiettano, lascerà i lavoratori dipendenti da acquirenti che non si preoccupano di come vengono trattate le donne nei Paesi in via di sviluppo.
Bowman concorda e dice:
“Se se ne vanno, o compare del tutto quel lavoro o le imprese si arrabattano per ricevere gli ordini da agenti d’acquisto poco attenti che si preoccupano solo della manodopera a basso costo e non si preoccupano delle condizioni in fabbrica”.
“I padroni delle imprese sono in maggioranza cinesi e tendono a prendersela con i lavoratori se hanno delle perdite. Di conseguenza i lavoratori avranno maggiori pressioni, discriminazioni e durezze” dice il sindacalista il quale chiede ai marchi internazionali di ritirarsi dal Myanmar in modo responsabile secondo le linee guida fissate dalle organizzazioni internazionale del lavoro.
Il loro ritiro dal Myanmar sarà osservato scrupolosamente ed i diritti dei lavoratori continueranno ad essere monitorati anche dopo il loro ritiro completo.