La soffocante foschia ha rifatto visita al sud est asiatico nelle scorse settimane ricoprendo gli impressionanti grattacieli a Singapore ed in Malesia di un tipo di inquinamento che è diventato un problema sanitario per i due paesi, oltre a colpire le loro economie e, potenzialmente, quella della regione.
Per Singapore questo non è un problema nuovo, ma quest’anno la foschia è riuscita a superare un nuovo proprio record raggiungendo il livello di PSI (Indice standard dell’inquinante)pericoloso di 401 a mezzanotte del 21 giugno 2013, il più alto valore di sempre della Città Stato. In modo simile l’indice di inquinamento dell’aria, API, ha raggiunto il valore di 750 nella città di Muar in Malesia, il più alto in sedici anni, la mattina del 23 giugno. Il primo ministro malese ha subito dichiarato l’emergenza per la città colpita.
I governi di Singapore e della Malesia sono rimasti sotto una fortissima pressione da parte dei proprio poveri e impauriti cittadini, dato che tali di livelli di inquinamento potrebbero colpire il sistema respiratorio. Mente i due governi hanno invitato i cittadini a restare a casa, in molti hanno ritenuto che fosse necessaria una forte protesta contro l’Indonesia che era il luogo dove questa foschia si formava.
Per anni, i contadini dell’isola di Sumatra hanno usato il metodo del taglia e brucia per ripulire il suolo invece di affidarsi ad un approccio meccanico più costoso e meno conveniente basato su scavatori e bulldozer. Questo metodo genera fuochi di foreste e quindi una foschia da fumo che poi è portato dai venti verso Singapore e la Malesia, paesi che da anni si trovano dalla parte ricevente di questo manto inquinante che ha nel tempo agitato panico e paura.
L’Indonesia ha mostrato una certa volontà di affrontare il problema. Per la prima volta il presidente Indonesiano Yudhoyono ha presentato le scuse del proprio paese per la foschia ai due paesi. In precedenza aveva ordinato l’invio di elicotteri nel tentativo di creare una pioggia artificiale nel disperato tentativo di contrastare i fuochi pervadenti. Gli elicotteri equipaggiati con il sistema per la semina delle nuvole dovevano essere inviati dal Borneo e da Giacarta verso la provincia di Riau, dove bruciavano centinaia di ettari di terreni torbosi ricchi di carbonio.
Sfortunatamente la causa radicale del problema non è stato mai affrontato mettendo in luce una crisi di “buon governo” da parte indonesiana. La foschia è senza dubbio un’istanza transnazionale con conseguenze sulla salute, sui guadagni e perdite economiche e sul buon governo globale. Questa foschia transazionale, che ha svariati impatti sul turismo, sulla biodiversità e sulle economie nazionali, ha anche sollevato una questione giusta sulla capacità dell’ASEAN di affrontare le crisi.
Guardando al passato, questa foschia è stata riconosciuta per la prima volta come un pericolo per la salute nel 1997-1998, quando una convergenza di condizioni politiche, economiche e ambientali favorevoli alla ripulitura del suolo in Indonesia portò ad una catastrofe ambientale per il sudestasiatico. Costò alla regione 9 miliardi di dollari a causa dei problemi per il trasporto aereo e le altre attività imprenditoriali. E dal momento che i venti furono tanto gentili da lasciare fuori i capi politici indonesiani, essi si rivelarono niente affatto entusiasti nel voler affrontare una soluzione di lunga durata al problema. Con pochissimo impegno da parte del capo del governo le autorità locali furono molto inefficienti nell’affrontare il problema.
Da allora la foschia è diventata un fenomeno regolare nella regione, cosa che ha posto molta frizione sui rapporti del paese con le nazioni vicine. Nel 2002 l’ASEAN aumentò i propri sforzi per rendere minimi gli impatti della foschia inquinante proponendo un accordo su “Inquinamento da foschia transfrontaliera”, disegnata a proteggere l’ambiente e la qualità dell’aria. Nel marzo 2010 nove paesi membri dell’ASEAN ratificarono l’accordo e l’Indonesia fu l’eccezione. Malesia e Singapore furono i primi due paesi a ratificare l’accordo.
Ma nella realtà l’accordo è restato inefficace dal momento che l’Indonesia ha insistito nell’affrontare il problema su basi bilaterali, cosa che ha portato ad un ciclo vizioso; il ritorno annuale della foschia è affrontata con pura preoccupazione ma non di più. Molto similmente i fumi di quest’anno hanno prodotto impatti simili come quell idel passato. Come prima la grande estensione dell’inquinamento che accompagna la foschia ha messo in luce la “cattiva politica” che sta dietro questa crisi. Il primo ministro di Singapore Lee Hsien Loong ha messo in guardia persino sul fatto che la foschia non scomparirà in tempi brevi. Nel disegnare un futuro tetro la sua affermazione ha fatto ulteriormente infuriare le imprese locali fortemente colpite.
Queste imprese hanno tutto il diritto a sentirsi vulnerabili. Finora la foschia ha minacciato di tagliare l’economia di Singapore stendendo un drappo funebre sulla sua crescita se la situazione non dovesse migliorare nelle prossime settimane. Si stima che ogni giorno di foschia, siano in ballo 47 milioni di dollari derivanti dal turismo. L’impatto del turismo potrebbe portare ad un rallentamento delle industrie alberghiere, degli alimenti e delle bevande, che rappresentano le principali imprese che guadagnano a Singapore. Se continua questa tendenza, c’è la possibilità che si abbia un taglio sui posti di lavoro. Nel 2012 i turisti che hanno visitato Singapore sono stati 14 milioni ed hanno speso 18 miliardi di dollari. Ora sono in molti i turisti che hanno cancellato la propria presenza a Singapore e Malesia, e tutto d’un colpo aree di attrazione di Singapore, come Marina Bay, sono rimaste deserte.
In Malesia, il governo ha espresso la propria preoccupazione sulla foschia devastante. La luminosità ridotta potrebbe avere un impatto negativo sui raccolti e livelli critici di foschia potrebbero anche ritardare i progetti di costruzione. Anche a Singapore, alcuni progetti di costruzione sono stati fermati. Come risultato, i lavoratori stranieri delle costruzioni sono stati lasciati a casa. Se continua la foschia c’è la possibilità che Singapore e Malesia potrebbero smettere temporaneamente di importare lavoratori stranieri delle costruzioni dalla Cina, Thailandia, Bangladesh, Sri Lanka e persino Indonesia. Comunque un impatto sul mercato del lavoro regionale sembra inevitabile.
Col crescere della frustrazione si hanno scambi duri di parole tra Indonesia ed i due paesi vicini. Il ministro indonesiano del Welfare Agung Laksono, che coordina la risposta e gli aiuti per il proprio paese, ha detto ad una conferenza stampa: “Singapore non deve fare il bambino in questa situazione agitata. Bisogna badare anche ai cittadini indonesiani che sono centinaia. Non è ciò che vuole l’Indonesia, ma cosa vuole la natura.” Questo commento ha immediatamente fatto arrabbiare i Singaporeani che avevano visto la mancata ratifica dell’accordo dell’ASEAN come un atto di egoismo. Nel difendere la propria posizione, le autorità indonesiane avevano accusato le compagnie dell’olio di palma malesi e singaporeane di permettere, nelle loro aziende dell’isola di Sumatra, l’uso della tecnica del taglia e brucia.
L’olio di palma è uno dei prodotti indonesiani più esportati. Per tagliare i costi di produzione le compagnie straniere hanno tratto vantaggio delle condizioni accordate del taglia e brucia , contribuendo alla perdita di cinque milioni di ettari di foresta e ricoprendo la regione di un manto durante il periodo più critico della stagione secca. Sebbene l’Indonesia abbia reso illegale l’uso del fuoco per ripulire il suolo, la debole applicazione della legge significa che il divieto è spesso ignorato.
Le circostanze come la foschia densa hanno spinto l’ASEAN ad essere più seria sulle questioni ambientali transfrontaliere che sono un’area nuova per l’ASEAN, conosciute come istanze di sicurezza non tradizionali, poco familiari in una regione che da anni è attraversata da problemi di sicurezza tradizionale come dispute territoriali e minacce militari. Ma l’ASEAN ha ancora molta strada da fare per implementare meccanismi applicabili e gestibili per affrontare le sfide ambientali future.
Pavin Chachavalpongpun, Prachathai.com