Se si vuole una ragione per essere ottimisti del futuro di Mindanao nelle Filippine meridionali, una regione da tanto tempo colpita dalla povertà e dall’insorgenza, si guardi al porto di Sasa a Davao. Nei giorni della settimana è molto vivace. Le gru ammassano nella stiva di una grande nave verde container che contengono banane, ananas e cocco, tutti verso gli affamati consumatori cinesi.
Le Filippine sono il terzo esportatore al mondo di banane. Tre quarti della produzione di frutta del paese viene da Mindanao, conosciuta da sempre come la riserva alimentare delle Filippine. Tra il 2010 e il 2014 il valore delle esportazioni di banane è cresciuto del 256%, più velocemente di qualunque altra parte al mondo e le piantagioni di Mindanao hanno giocato un grande ruolo.
Ma se si vuole una ragione per il proprio pessimismo, si guardi al di là del porto verso Samal, una piccola isola punteggiata di spiagge e resort. Il 21 settembre vari sequestratori hanno preso quattro persone, due canadesi, un norvegese ed una filippina, e li hanno portato secondo i giornali a Sulu, un arcipelago della Regione Autonoma a Mindanao Musulmana, un pezzo di territorio dove il gruppo islamico di Abu Sayaff ha usato da tempo come base.
I rappresentanti filippini insistono che il sequestro era un caso i solato, ma il 7 ottobre un commerciante italiano è stato sequestrato nella penisola di Zamboanga. Un giorno prima le truppe avevano sventato un disegno di mettere le bombe a Jolo a Sulu, mentre due giorni prima delle bombe avevano tranciato due tralicci di trasmissioni di energia a Mindanao Centrale.
I rappresentanti locali restano fiduciosi e gli investitori non sembrano fuggire via ancora. Ma gli sforzi di raggiungere la pace tra il governo centrale e i ribelli del Fronte Di Liberazione Islamico Moro, MILF, gruppo separatista più grande, sembrano essersi fermati. E sebbene le due parti sembrino volenterose a raggiungere un accordo di pace, il ritardo fa sorgere il rischio di ulteriore violenza.
Non era sempre così scuro. Il 27 marzo 2014 il governo centrale e il MILF firmarono un accordo sull’istituzione di una nuova entità regionale chiamata Bangsamoro a maggioranza Musulmana che sostituisse la ARMM. In cambio il MILF avrebbe sciolto la sua ala armata, ponendo fine così si sperava a decenni di lotta armata e concludendo un processo di pace iniziatosi 18 anni fa. Il presidente Benigno Aquino ha sottoposto la legge BBL per la sua emanazione al congresso nel settembre 2014.
Persino prima il MILF aveva cessato di combattere. Capi internazionali come la Bancca Mondiale aveva iniziato a finanziare strade e sviluppo. Fondi di investimento e del governo giungevano a Mindanao che offre numerosi vantaggio sul resto delle Filippine: terra abbondante, costo dell’energia minore rispetto al resto delle Filippine, una posizione lontana dal percorso solito dei tifoni e vicino ai grandi mercati indonesiani e malesi.
Tra il 2010 e il 2014 gli investimenti a Mindanao sono cresciuti di sei volte; tra il 2011 e l’attuale anno fiscale, l’allocazione nella finanziaria nazionale è più che raddoppiata. Aquino ha allocato di più durante i suoi anni di presidenza per miglioramenti infrastrutturali indispensabili, come strade ed irrigazione, di quanto abbiano fatto i predecessori nei dodici anni precedenti. Nella regione Bangsamoro l’investimento di quest’anno è probabilmente oltre 5 volte quello del 2013. In tanti a Bangsamoro hanno venduto le armi per comprare aratri.
Comunque a gennaio morirono in una incursione andata a male contro un gruppo ribelle 44 poliziotti. Da allora la legge BBL non è riuscita a fare progressi nel senato filippino, dove continuerà a languire per gli otto mesi che restano al presidente Aquino. Sostenerla farà vincere pochi voti e potrebbe costare molto.
Se la legge BBL diventerà legge dipende se il successore di Aquino decide di ripresentarla. I candidati presidenziali hanno tempo fino al 16 ottobre d sottomettere la propria candidatura. Il candidato più forte è Grace Poe, senatrice, che si oppone alla BBL nella forma attuale. Questo non pone fine alle speranze di una sistemazione durevole; il prossimo presidente potrebbe essere aperto ai negoziati. Ma il MILF rischia di dividersi se perde credibilità di fronte ai suoi militanti, alcuni dei quali sembrano stiano perdendo la pazienza.