Nel giorno precedente del potente terremoto nel Myanmar, il capo della giunta militare generale Min Aung Hlaing, accusato di crimini di guerra e contro l’umanità, ha fatto un discorso sprezzante durante la giornata delle forze armate.
Ha esaltato i militari che non si sono mai inchinati alle richieste dell’insorgenza promettendo di continuare a combattere quella che ha definito la “guerra giusta”.

Il giorno dopo la natura ha dato la sua propria risposta con un potente terremoto che ha lacerato il Myanmar centrale colpendo le regioni di Mandalay, Naypyidaw e del Sagaing, già devastata dalla guerra civile.
Il regime è completamente impreparato, privo di un piano di risposta ai disastri e senza meccanismi di soccorso funzionanti.
Mentre i cittadini terrorizzati barcollavano per il disastro il venerdì, Min Aung Hlaing ha dichiarato lo stato di emergenza facendo un raro appello all’assistenza internazionale.
Il conto delle vittime ha superato velocemente un migliaio e varie migliaia di feriti. Ma anche mentre la gente del Myanmar soffriva, gli aerei militari della giunta continuavano a bombardare gli obiettivi civili nella regione Sagaing e nello stato Shan. Il regime nel frattempo ha fatto operazioni di marketing nelle zone disastrate offrendo solo gesti vuoti.
Solo la scorsa settimana il regime ha difeso la maggiore spesa militare che sarebbe necessaria per mantenere “la stabilità nazionale”. Non c’era però alcun finanziamento per l’aiuto contro i disastri.
Dopo il golpe Min Aung Hlaing ha saccheggiato i fondi destinati alle risposte di emergenza dopo aver incarcerato Aung San Suu Kyi accusandola di corruzione per l’acquisto di un elicottero di salvataggio. Sotto il golpe il ministero del Welfare un tempo funzionante è stato messo da parte.
I militari del Myanmar hanno una storia lunga di tradimento verso la gente durante le crisi.
Dopo il ciclone Nargis del 2008 che fece centomila morti, la giunta scelse di indire un referendum costituzionale falso invece di salvare vite umane.
Fecero ostruzione sugli aiuti, rigettarono l’aiuto internazionale chiudendo gli occhi sulle sofferenze.
I generali ora al potere seguono lo stesso canovaccio, come già visto nella risposta spaventosa data all’epidemia di Covid-19.
Nel 2021 a Yangon, una delle regioni più colpite dall’epidemia, i crematori non riuscivano a bruciare tutti i cadaveri accatastati. Molte delle vittime morivano soffocate per la mancanza di ossigeno.
Il regime ha anche tagliato l’accesso ad internet e controlla quasi tutti i media locali, radio, TV, carta stampata e notizie online. Per molti nel Myanmar la fornitura d’elettricità è inaffidabile rendendo persino più difficile avere informazioni accurate sul disastro e sugli aiuti.

Questa soppressione deliberata delle comunicazioni isola la gente ancora di più durante le crisi.
Nonostante l’indifferenza dei generali il mondo sta rispondendo. USA, Cina, Russia, India, Malesia, Thailandia e Singapore hanno fornito o promesso sostegno.
Quanto di questo aiuto raggiungerà chi ne ha bisogno?
Il regime ritarderà, farà ostruzioni e controllerà la distribuzione degli aiuti. E’ improbabile che la roccaforte dell’insorgenza Sagaing riceverà aiuti. La corruzione e la cattiva gestione della giunta sono cose profondamente radicate.
Come ci si può fidare di un regime che fa la guerra contro la propria gente per consegnare gli aiuti, dato che i militari birmani sono noti per drenare questa assistenza?
I gruppi della società civile del Myanmar e le ONG del posto sono pronti per assistere le vittime del terremoto. I paesi donatori devono assicurarsi che l’aiuto sia dato in modo trasparente, evitando la mano dei militari.
Dare assistenza umanitaria non deve voler dire legittimare la giunta. Il mondo deve stare dalla parte del popolo del Myanmar, non con i criminali di guerra di Naypyidaw.