La transizione alla democrazia in Indonesia e Birmania, un confronto

Un confronto tra la transizione alla democrazia in Indonesia, dove il TNI accettò di perdere dei poteri, e quella in Myanmar, dove il Tatmadaw vede la transizione come una minaccia esistenziale

Quando un’indagine demoscopica su 1200 persone fatta, dalla indonesiana Indikator Politik questo mese mostrava che i militari indonesiani, noti con l’acronimo TNI, sono l’istituzione più fidata nell’economia maggiore del Sudestasiatico, relegando al secondo posto persino il presidente Joko Widodo, gli osservatori militari avevano la risposta pronta al perché di questa risposta.

difficile transizione alla democrazia in Birmania
Photo: Reuters

Una ragione data dal generale in pensione Agus Widjojo, che nella sua lunga carriera era conosciuto come uno dei proponenti delle riforme per tenere i militari fuori dalla politica, è stata che il TNI “non aveva in tutta la sua storia precedenti di colpi di stato, indipendentemente da quanto difficile fosse la situazione”.

Ed infatti gli inizi della transizione democratica indonesiana, la Reformasi, dopo le dimissioni dell’ex dittatore Suharto, furono funestati da disordini. Suharto, generale dell’esercito che prese il potere alla fine degli anni 60, fu rovesciato da proteste di massa, da disordini civili e dalla crisi finanziaria asiatica che lasciò milioni di lavoratori disoccupati.

Gli anni successivi furono segnati da violenze settarie e la nascita di insorgenze separatiste che attraversavano l’arcipelago multiculturale di oltre 17000 isole.

Il professore del National War College negli USA, Zachary Abuza, illustra come l’allora capo delle forze armate e ministro della difesa generale Wiranto, che gli indonesiani consideravano come l’uomo più potente, avrebbe potuto facilmente lanciare un golpe tra il caos e le violenze tra il 1998 e il 1999. Ma non lo ha mai fatto.

“Il generale Wiranto e TNI scelsero di non farlo, e sostennero la creazione di un governo civile più aperto e poi le elezioni democratiche nel 1999” dice Abuza.

Nel 2003, a Wiranto, che era già andato in pensione e stava provando ad essere eletto da presidente nelle elezioni del 2004, fu chiesto perché stesse cercando il potere con la scheda elettorale quando avrebbe ben potuto prendere il potere nel 1998.

Wiranto, il quale poi non divenne presidente, fece un riferimento alle migliaia di studenti che si batterono per la caduta di Suharto. Disse che il golpe sarebbe costata la vita a centinaia di loro. La reazione negativa all’estero avrebbe fatto del paese un paria, che avrebbe perso molto del tanto necessario aiuto estero.

“Non avevo alcun desiderio di prendere il potere sulla morte e la rovina del mio paese” disse ai giornalisti che lo intervistarono.

Il sostegno del TNI alla transizione alla democrazia indonesiana contrasta con forza con la posizione dei generali birmani che il primo febbraio lanciarono il golpe e arrestarono Aung San Suu Kyi ed altri politici.

Hanno posto fine all’esperimento breve della democrazia che vide un’apertura del paese, l’eliminazione delle sanzioni occidentali e l’entrata di tanti investimenti stranieri per sviluppare le infrastrutture morenti.

Marty Natalegawa

Gli studiosi hanno indicato come i militari di Myanmar, o Tatmadaw, avevano visto nel governo dell’ordine nuovo di Suharto un possibile modello da seguire. Sotto Suharto, i militari avevano un ruolo di funzione duale, dwi fungsi, dove c’era un ruolo attivo nella politica e governo, ed occupavano un quinto dei seggi parlamentari e una presenza nei ruoli burocratici civili.

Con la Reformasi, però, la maggioranza degli indonesiani chiesero ai militari di abbandonare i loro seggi di nominati come anche le posizioni di governo. Dal 2004 fu abolita la pratica di riservare seggi per le forze armate.

Il rispettato ex ministro degli esteri indonesiano Marty Natalegawa, in un’intervista ha detto che perché la democrazia sia sostenuta da ex regimi militari “deve essere accompagnata da un processo di riforma all’interno delle forze armate”

“Altrimenti i militari sentiranno sempre la tentazione di tornare in politica” disse Natalegawa che fu ministro degli esteri dal 2009 al 2014.

Dalla Birmania all’Egitto i militari hanno fatto dei ritorni dopo brevi ritorni di democrazia perché non hanno vissuto tali riforme.

Nel 2013 il capo dell’esercito egiziano Abdel Fattah al-Sisi guidò una coalizione per rimuovere il presidente civile Mohamad Mursi che aveva vinto le elezioni democratiche.

La società ama il TNI

L’ex generale Widjojo ha spiegato che TNI aveva espanso il proprio ruolo ed includere posizioni di governo durante la lotta di indipendenza dagli olandesi negli anni 40, quando i militari divennero il governo in vari punti del periodo di resistenza armata.

Il TNI si è aggiornato profondamente e dal 1998 è diventata pratica standard per l’alta gerarchia di sottostare ad addestramento militare professionale in Indonesia e all’estero negli USA.

Durante la Reformasi, nel riconoscere che la società “ama TNI” e che ancora si attendeva che giocassero un ruolo nella vita politica, i capi dei militari si dedicarono molto ad “illuminare la società e le forze militari” che il nuovo ruolo del TNI era di tornare nelle baracche, stare lontano dalla politica ed essere una forza professionale. Questo avrebbe permesso all’Indonesia di diventare una democrazia capace di competere nel mondo globalizzato, ha detto Widjojo.

Lo studioso Abuza loda la moderazione e le riforme del TNI affermando che il loro commando meritano le lodi per aver aiutato il paese nella transizione alla democrazia.

“Persino quando i loro interessi fondamentali furono messi in pericolo, come nel caso del referendum a Timor Est i militari non sfidarono il governo civile” dice Abuza, il quale si riferisce al referendum del 1999 sponsorizzato dall’ONU a Timor, che era allora territorio indonesiano, col quale Timor Est si separò dal governo autoritario di Giacarta, segnato da accuse pesanti di violazioni di diritti umani.

I successori di Suharto, BJ Habibie e Abdurrahman Wahid, meritano anche di essere citati per il loro ruolo nella riforma dei militari.

“In una svolta sorprendente degli eventi, le presidenze di Habibie Gus Dur (Abdurrahman Wahid) diedero un continuo sostegno alla forte tendenza di democratizzazione dice l’ex ministro dell’ambiente di Suharto, Sarwono Kusumaatmadja. La spinta alla democratizzazione fu troppo forte per i militari. Al loro interno stesso c’era la pressione anche per abbandonare la politica”

Burhanuddin Muhtadi di Indikator Politik che ha portato avanti l’indagine, ha detto che non c’è nulla di nuovo nei risultati che dicono che 89.9% delle risposte indicano come TNI sia “il più fidato”, più anche di Widodo al 82%. TNI, secondo Burhanuddin Muhtadi, ha sempre mantenuto questa posizione di istituzione più fidata dal 2004 al 2021.

“Dall’era della Reformasi, TNI si è sempre impegnato a mantenere la sua professionalità mantenendo le distanze da quelle che chiamiamo politica pratica, o progetti politici per guadagnare potere” dice Burhanuddin Muhtadi.

Sarwono ha detto che l’Indonesia attualmente affronta la pandemia, i disastri naturali e le calamità del cambiamento climatico e il TNI aveva fatto bene nel fare la propria missione civili in cooperazione con i governi e le comunità. “Così gode di una posizione molto buona con la gente”

Ad essere meno entusiasta c’è Airlangga Pribadi dell’Università di Surabaya il quale dice che dopo due decenni il processo riformista è stato deviato da un’oligarchia che esce dal mondo degli affari e della politica esistenti sin dai tempi di Suharto.

“Il processo di riforma, l’agenda della democrazia … non sono ancora complete e la gente li vede come un fallimento della democrazia” dice Airlangga.

In questa situazione c’è fertile terreno per una persona con passato militare di diventare candidato presidenziale nelle elezioni del 2024.

“Poiché la società indonesiana tende a vedere un militare come una figura capace di salvaguardare autorità, stabilità e ordine”

Il caso Birmano

I militari birmani sono differenti per il fatto che né la gerarchia né Min Aung Hlaing che ha prso il potere nel golpe, ha una forma menti riformista, secondo Abuza.

“Tatmadaw è una bestia differente. Non si fidano che i loro interessi politici ed economici possano essere protetti in un contesto democratico. In questo sono molto più vicini alle forze armate reali Thailandesi”

La Thailandia ha vissuto due golpe dal 2006. Il suo attuale premier Prayuth Chanocha è un ex generale e capo del golpe che fu eletto alle elezioni del 2019 che molti thai dicono siano state manomesse.

Abuza ha detto che la condivisione del potere per i militari di Myanmar non funziona e che “Tatmadaw non riescono proprio a capire quanto siano impopolari”.

“Credono di essere la sola istituzione che può tenere insieme il paese, del tutto ignoranti che le loro grandi violazioni di diritti umani e le politiche di terra bruciata alimentano le insorgenze in primo luogo” dice Abuza che si riferisce alle insorgenze separatiste armate che cercano indipendenza o autonomia.

“Non riescono ad accettare che il loro partito politico è stato umiliato in tutte le elezioni dal 2010. Per loro è una minaccia esistenziale; il TNI non ha mai visto la condivisione del potere e la democratizzazione come una minaccia esistenziale”

L’ex ministro degli esteri indonesiano Natalegawa ha invitato gli altri dieci stati del ASEAN ad accrescere le richieste di liberazione di Suu Kyi e degli altri eletti al parlamento birmano.

“ASEAN non può tacere su questa cosa o procrastinarla. Siamo nel 2021, ASEAN è una comunità di cura e condivisione” dice Natalegawa. “Il rilascio di Suu Kyi e degli altri leader è parte della soluzione alle difficoltà e sfide del Myanmar”

Lui ha detto che ASEAN fu coinvolta molto ed intensamente con la Birmania nel sostegno e sostentamento per il processo di riforma dal 2005 in poi. Myanmar fu governata direttamente dai militari dal 1962 fino al 2010 prima che i generali allentassero la presa con la conseguente vittoria elettorale di Suu Kyi e NLD. NLD a novembre ripetette la sua impresa vincendo a man bassa le elezioni di novembre.

Natalegawa in un suo libro ha detto di percepire un arretramento democratico nella regione intera negli scorsi sei anni, mentre i paesi membri del blocco si consumavano in questioni interne.

“Abbiamo perso di vista la palla e improvvisamente siamo di nuovo al punto di partenza. E’ un po’ triste dal momento che ASEAN ha fatto così tanti sforzi insieme con la gente di Myanmar per gestire quello che era considerato un processo democratico molto difficile, ma siamo di nuovo al punto dove eravamo prima” ha detto Natalegawa.

AMY CHEW, TWIA – SCMP

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